Scivola sul sentiero precipita per 40 metri e muore sul colpo

CASALE SUL SILE. La documentazione fotografica delle sue ultime escursioni si ferma alla settimana scorsa: Passo di Forca, Bivacco Lander, Casera Cornetto. Ai tanti album fotografici che raccoglieva camminando ogni settimana tra le sue amate montagne, avrebbe dovuto aggiungersene un altro: quello di bivacco Caimi, poco sopra i duemila, nel gruppo montuoso Brentoni. Mercoledì mattina, Claudio Zordan, come sempre si era svegliato prestissimo per partire dalla sua casa di Casale sul Sile, in via Bonisiolo: alle 8 era già in marcia, dalla Baita Pian dei Osei, in località di San Pietro di Cadore, comune di Santo Stefano. Ha perso la vita in un tragico incidente.
l’incidente
Gli è stato fatale un lastrone di ghiaccio lungo il sentiero 334 lungo il “Rio di Cornon”: è scivolato per circa 100 metri di neve dura, poi un salto di 40 e ancora altri 50 metri di caduta. Claudio Zordan, carabiniere in pensione, cinquantanove anni, padre di due figli, capo scout, era un escursionista esperto e prudente: indossava i ramponi e tutte le attrezzature necessarie. Ma non sono bastate. Mercoledì pomeriggio, non avendo sue notizie, i figli, Giulia 29 anni, Davide 20 anni, studente all’università di Trento, hanno dato l’allarme. Grazie all’aiuto dei carabinieri di Casale sul Sile, consultando la cronologia del computer del padre, sono risaliti alla sua ipotetica destinazione. La sua auto è stata trovata nel parcheggio della baita e il gestore ha confermato di averlo incontrato la mattina stessa. Alle 23 di mercoledì si è attivato il soccorso alpino della Val Comelico, assieme al Sagf di Auronzo di Cadore. Un soccorritore ha notato le tracce di una scivolata dal sentiero. Attrezzata la calata il corpo di Zordan è stato ritrovato ormai privo di vita, da diverse ore.
i soccorsi
Ieri mattina l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore ha provveduto a recuperare la salma, operando con un verricello di una trentina di metri. Quella di Claudio Zordan è una famiglia ancora una volta spezzata dal dolore. Già nel 2005, la moglie Manuela Cadamuro era morta prematuramente a causa di una malattia, all’età di 45 anni: «Claudio aveva reagito con grande forza, era una persona meravigliosa» ricorda il cognato Luciano Zago «ha cresciuto i suoi due figli in maniera esemplare e si è dedicato intensamente al volontariato. Ha insegnato catechismo in parrocchia, era anche ministro straordinario di comunione, capo scout in diversi gruppi del territorio, faceva parte del consiglio pastorale. Amava profondamente la montagna, l’ho incontrato martedì per un caffè, mi ha raccontato che stava andando a cambiare gli scarponi, era un’escursionista molto esperto, negli anni ’80 ha prestato servizio come luogotenente nella stazione dei carabinieri di San Candido. È un colpo durissimo per tutti noi». Zordan era originario di Castelgomberto. Si attende ora il nulla osta per stabilire la data in cui sarà possibile, per famigliari e conoscenti dargli l’ultimo saluto. —
Alessandro Bozzi Valenti
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