Mille giovani trevigiani a Roma per il Giubileo aspettando Papa Leone

I vescovi di Treviso e Vittorio Veneto in pullman con i ragazzi dalla Marca. Sabato 2 agosto la veglia a Tor Vergata, domenica 3 la messa con Prevost. Le emozioni del grande evento: «Non siamo giovani da buttare via, ci sono ragazzi che sognano e credono in qualcosa»

Francesco Dal Mas, Pietro Nalesso
Un gruppo di giovani vittoriesi in piazza San Pietro
Un gruppo di giovani vittoriesi in piazza San Pietro

«Cari ragazzi, non lasciatevi, anzi non lasciamoci rubare la speranza». È la raccomandazione che il vescovo di Treviso, monsignor Michele Tomasi, ha rivolto ai giovani trevigiani «pellegrini di speranza», a Roma per il Giubileo.

Sabato sera, 2 agosto, la veglia, domenica 3 la messa con Papa Leone. Mille circa i ragazzi ed i giovani delle diocesi di Treviso e di Vittorio Veneto che attraverseranno le porte sante. Forte, appassionato, l’invito di Tomasi, sceso anche lui in pullman. «Se vogliamo pace, se vogliamo giustizia, cura del creato, se vogliamo che questo nostro mondo così folle torni a ragionevolezza – il suo è quasi un monito – non lasciamolo agli altri e non permettiamo a nessuno di dire che non cambierà niente».

I pellegrini trevigiani

I pellegrini trevigiani sono ospitati, insieme a quelli vicentini, guidati dal vescovo trevigiano monsignor Giuliano Brugnotto, in tre sedi: a Monterotondo, nella parrocchia di Gesù operaio, a San Martino e a Monterotondo Scalo. Venerdì hanno vissuto la giornata penitenziale al Circo Massimo. Sabato il trasferimento a piedi a Tor Vergata, per la veglia di preghiera con papa Leone, nel luogo dove si svolse, 25 anni fa, la grande Gmg giubilare con Giovanni Paolo II.

Seguirà la notte sotto le stelle e, domenica, l’incontro e la messa con il Papa, a conclusione della settimana.

«Tanti giovani hanno deciso di partecipare a questo pellegrinaggio giubilare a Roma – sottolinea don Paolo Slompo, direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale giovanile – e abbiamo preparato tante cose da dire loro, da mostrare loro, da far loro ascoltare, abbiamo preparato preghiere e liturgie insieme a visite e feste».

Questa la preoccupazione che, per la verità, ha accompagnato nel percorso giubilare i 400 giovani della diocesi di Vittorio Veneto, accompagnati da don Lorenzo Barbieri, responsabile della Pastorale Giovanile e da altri preti, oltre che dal vescovo monsignor Riccardo Battocchio e dal vicario per la pastorale, don Andrea Dal Cin.

Le voci dei vittoriesi

Ma com’è organizzata la giornata di un pellegrino under 25?

«Al mattino - testimonia Benedetta Faè – abbiamo le esperienze di prossimità e la partecipazione alle varie catechesi. Nel pomeriggio, ad esempio, ci siamo incontrati con tutti i nostri fratelli e sorelle pellegrini italiani per vivere un momento a noi dedicato in Piazza San Pietro. La proposta dal titolo "Tu sei Pietro", è stata introdotta da un primo momento di testimonianza sui temi della speranza e della pace con vari artisti e ospiti. Il momento si è concluso con la professione di fede, guidata dal cardinale Matteo Zuppi che ci ha invitato a vivere a pieno la gioia di confessare la nostra fede in comunione tra noi e con Pietro».

Giovanni, 23 anni, di Cappella Maggiore si dice molto colpita dall’esperienza vissuta con le persone fragili che hanno animato alcuni laboratori della diocesi di Udine. «La fragilità e la debolezza che si trasforma da problema in opportunità, in risorsa», sottolinea.

Fiera e Selvana

Trentasette i ragazzi dai 17 ai 27 anni, in viaggio dalle parrocchie di Fiera e Selvana: «Che brividi le testimonianze in piazza San Pietro – racconta Martina Zennaro, 26 anni – soprattutto quella di Nicolò Govoni: ci ha spinto ad essere noi stessi, supereroi del nostro tempo, rivoluzionari a nostro modo, senza attendere che qualcuno pensi al posto nostro. Abbiamo seguito con piacere la professione di fede del cardinale Zuppi, le sue parole sono state molto preziose: ci ha invitato a credere come veri cristiani, senza ambire ad avere un curriculum perfetto, solo così saremo vicini a Dio.

Riguardiamo la nostra vita e ripartiamo, è un momento di cambiamento; siamo testimoni che la Chiesa e l’amore di Dio sono grandi per tutti, nessuno escluso. Non siamo giovani da buttare via, ci sono ragazzi che sognano e credono in qualcosa. Abbiamo incontrato ragazzi che abitano in territori colpiti dai conflitti, in tutti i momenti di preghiera non manchiamo di ricordare che la guerra non può far parte della nostra generazione, combattiamo per la pace e cerchiamo di portarla tutti i giorni nelle piccole realtà».

Le fa eco Giovanni Furlan, 20 anni: «Abbiamo partecipato alla messa d’apertura martedì – racconta il giovane di Selvana – mercoledì la professione di fede con tutti gli italiani. Percepisco tanta voglia di aiutare il prossimo, di socializzare e di incontrarsi, è usanza scambiarsi un oggetto tra ragazzi e ragazze di diversi popoli in segno di vicinanza, come messaggio di pace». 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso