Scappata da Fonte per l'Isis, ora è incinta di un miliziano: «Qui non la rivogliamo»

FONTE. Ha seguito un’utopia, ha trovato un inferno. Ora in grembo porta un figlio dello Stato Islamico, ma nascerà già orfano: il padre è morto combattendo per l’Isis. E se Sonia Khediri, 23 anni, tunisina cresciuta a Fonte e fuggita tre anni fa proprio per diventare la donna di un soldato islamico, volesse tornare qui? «No, spero proprio che non torni - è netto il sindaco Massimo Tondi - Sarebbe una presenza ingombrante. Piuttosto, se ne torni in Tunisia».

A parlare di Sonia è un’altra donna di Daesh: a raccogliere le sue parole è stata Lucia Goracci, inviata del Tg1 nella zona di Raqqua, vecchia roccaforte dello Stato islamico in cui sono rimaste decine di donne e un nugolo di bambini che giocano tra macerie, folate di sabbia e miseria.
«Conosco bene Sonia - ha detto la giovane, madre di quattro figli - a Raqqa mio marito ha chiesto al suo di scappare assieme, quel pazzo però non ha voluto. Ora ho sentito dire che lui è morto combattendo, e lei è rimasta con lo Stato islamico. È incinta».
Una storia di estremismo e follia, fanatismo e sogni. Il padre di Sonia Khediri vive ancora a Fonte, sulla strada che va da Fonte Alto a Paderno del Grappa. Fa l’operaio, si guadagna da vivere onestamente, mantiene se stesso e a distanza anche quella parte della sua famiglia (la moglie e un’altra figlia) tornata in Tunisia. E poi c’è Sonia la ribelle, “arruolatasi” e partita tre anni fa per costruire il suo pezzo di Stato islamico. L’uomo, sempre restio a parlare di questa vicenda, aveva da subito preso le distanze dalla ragazza e da quella sua deriva di radicalizzazione estrema.
«Lo conosco, è un uomo tranquillo e si è sempre dissociato dalle scelte della figlia», dice ora il sindaco Tondi, «Sonia è venuta qui da piccola, ha frequentato elementari e medie. Era molto diversa dalla sorella, che viveva e vestiva all’occidentale». Sull’ipotesi che Sonia ora possa voler tornare, il sindaco chiude tutte le porte possibili: «Sarebbe una presenza ingombrante. E poi mi pare che abbia fatto una scelta, andando nello Stato islamico tre anni fa. Che senso avrebbe tornare indietro, qui poi? No, mi auguro che in caso vada in Tunisia».
Era il 26 agosto 2014 quando Sonia partì da Fonte con destinazione Raqqa, Siria, capitale dell’autoproclamato Stato islamico, roccaforte dei combattenti sotto il vessillo nero. Da lì in poi le notizie sono frammentarie: fonti autorevoli avevano però indicato la ragazza come nuova moglie addirittura del “numero due” dell’Isis, Abu Hamza al-Masri, dopo la morte del suo primo marito. Ora, secondo la testimonianza raccolta dall’inviata del Tg1, Sonia «è incinta e vive ad Al Mayadin», al confine tra Siria e Iraq, l’ultima roccaforte di Daesh dopo la liberazione di Raqqa. Prigioniera di un’utopia di sangue e morte, con una nuova vita in grembo.
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