Savno e Contarina, la guerra dei rifiuti

Le due società trevigiane si contendono il servizio nell’Agordino: la società presieduta da De Luca impugna l’appalto

CONEGLIANO. Guerra dei rifiuti tra le società trevigiane alla conquista del Bellunese. La Savno ha presentato ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale, contro la società Contarina spa, l'Unione montana Agordina, il Comune di Sedico, il Consiglio di bacino Priula, la società Valpe Ambiente e il Consiglio di bacino Dolomiti per l'annullamento della deliberazione dell'Unione montana Dolomiti con la quale è stato affidato direttamente alla Valpe il servizio pubblico locale di gestione dei rifiuti nell'are dell’Agordino.

Giacomo De Luca, presidente della Savno, chiede che siano annullati e risolti tutti gli accordi e le convenzioni tra l'Unione montana, il Consiglio di bacino Priula e Contarina, e specificatamente il contratto di service, eventualmente sottoscritto dalla Valpe con la Contarina spa. Dal primo gennaio di quest'anno, la gestione integrata dei rifiuti nei Comuni dell'Agordino è affidata in house alla Valpe. L'affidamento, secondo Savno, è avvenuto attraverso «una palese elusione - violazione delle vigenti disposizioni in materia di contratti pubblici, nonché, in generale, delle norme e dei principi che tutelano la libera circolazione dei servizi e l'apertura alla concorrenza».

La società trevigiana presieduta da Giacomo De Luca è convinta che la parte preponderante del servizio sarà concretamente affidata, ("senza gara"), alla Contarina, che è una socia di Valpe. Contarina - si specifica nel ricorso - il cui capitale è interamente detenuto dal Consiglio di bacino Priula. Ma non basta. Il coinvolgimento operativo di Contarina, in un territorio diverso da quello di competenza (cioè diverso da quello trevigiano) troverebbe giustificazione in un accordo di cooperazione tra l'Unione montana e il Consiglio di bacino Priula, «accordo i cui contenuti esorbitano sotto più profili, dai limiti di ammissibilità desumibili dalle vigenti previsioni di legge e dalle pertinenti disposizioni comunitarie». Per Savno, insomma, il risultato di questa operazione è non già un'autoproduzione del servizio, come dovrebbe necessariamente presupporre il modello dello “in house”, bensì «una esternalizzazione dello stesso servizio mediante non consentito affidamento diretto». E questo con costi del servizio, fa rilevare Savno, che paiono «particolarmente penalizzanti per i cittadini dell'Unione montana».

Anche il presidente Giacomo De Luca era dunque interessato a salire con Savno fino nell'Agordino, ma questo suo interesse sarebbe stato "leso e frustrato", secondo la parte ricorrente, dall'illegittimo affidamento posto in essere dall'Unione Montana. Nel suo ricorso, la Savno rileva tra l'altro che l'intera operazione è stata ideata e predisposta «senza mai interessare il Consiglio di bacino Dolomiti, ossia l'ente associativo costituito tra tutti i Comuni della provincia di Belluno, che avrebbe l'esclusiva competenza per organizzare in modo unitario e coordinato il servizio sul bacino territoriale del Bellunese, provvedendo anche ai relativi affidamenti». Con un’azione legale patrocinata dall'avvocato Francesco Mazzaroli di Padova, Savno chiede l'annullamento dei provvedimenti impugnati e la declaratoria di inefficacia dell'eventuale contratto di servizio tra l'Unione montana agordina e la Valpe. In caso di accoglimento del ricorso, quindi, la partita dei rifiuti tornerà in ballo.

Argomenti:rifiuti

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso