Sartor morto per infarto «Prova che i fratelli Stella non hanno responsabilità»

Depositata la perizia dell’anatomopatologo «Il barista di 45 anni deceduto per uno sforzo  emotivo troppo forte»
Allegranzi Farra di Soligo Conferenza Stampa fratelli Stella alberto e francesco
Allegranzi Farra di Soligo Conferenza Stampa fratelli Stella alberto e francesco

cison. «L’unica cosa certa è che i fratelli Stella quella notte non hanno spaventato nessuno». Senza entrare nel merito di quanto sarebbe contenuto nella relazione dell’anatomopatologo Alberto Furlanetto sulla morte di Alessandro Sartor, l’avvocato Danilo Riponti, che assiste i due fratelli che in primo tempo erano stati arrestati e poi scarcerati, sottolinea come i dati procedimentali in suo possesso non collimino con un possibile collegamento tra il decesso e il comportamento di Alberto e Francesco Stella. In più annuncia di voler approfondire alcuni aspetti della vicenda che al momento sono rimasti sullo sfondo. Il lavoro che stava svolgendo Sartor la notte dello scorso 30 maggio era compatibile con il suo stato di salute? La festa nel locale intitolata “Aspettando il Giro” era autorizzata dal Comune? Tutte domande cui, si augurano gli Stella, la Procura vorrà rispondere.

Secondo quanto emerso dall’autopsia, che sarebbe stata depositata nei giorni scorsi, Alessandro Sartor è morto per infarto e le sue condizioni erano così gravi che «uno sforzo emotivo troppo forte» avrebbe potuto provocarlo. Questa sarebbe la chiave su quanto avvenuto la sera del 30 maggio scorso, davanti al bar Bakaro di Tovena. Indagati per la sua morte ci sono i fratelli Alberto e Francesco Stella, giovani imprenditori di Farra di Soligo che erano finiti in cella con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Secondo una prima ricostruzione effettuata sulla base delle testimonianze dei presenti infatti, i fratelli erano arrivati insieme ai loro amici mentre al Bakaro si festeggiava la “notte rosa” aspettando il passaggio del Giro d’Italia. La vittima, che lavorava in un’azienda della zona, quella sera stava dando una mano al bar dell’amico quando, secondo l’accusa, si sarebbe scatenata una lite per il prezzo del gin tonic.

Secondo il consulente della Procura le condizioni di salute del barista, che soffriva da tempo di una grave patologia cardiaca, possono aver fatto sì che l’infarto sia sopraggiunto per “un forte stress emozionale” o un “picco emotivo” . La perizia esclude invece, confermando le prime indicazioni emerse dall’autopsia, che a causare la morte possa essere stata direttamente o indirettamente causata da un fatto violento. Il post mortem peraltro aveva escluso che Sartor, come invece era stato riportato da alcuni testimoni, fosse stato colpito alla nuca dal più giovane dei fratelli Stella, stramazzando poi al suolo come conseguenza del pugno dato alle spalle.

La sera del 30 maggio fuori dal locale ci sarebbe stata una rissa provocata da uno scontrino troppo “caro” per un giro di drinks consumati da Francesco Stella, dal fratello Alberto e alcuni loro amici. Tra i tavolini esterni, dopo l’intervento del titolare del bar, si sarebbe scatenato un parapiglia che Sartor avrebbe cercato di sedare. Ma all’improvviso stramazza a terra. «Lo hanno colpito alle spalle, con un pugno dietro alla testa, è stato il più giovane dei fratelli Stella»: dirà agli inquirenti un testimone oculare. «Non è vero –è stata la difesa di Alberto Stella– Sartor è caduto a terra all’improvviso, da solo. Francesco non gli era neppure vicino».

La relazione di Alberto Furlanetto toglie di mezzo dallo scenario l’ipotesi del colpo alla testa: sulla nuca di Sartor non c’è infatti traccia di quel pugno, mentre appare chiaro che a tradire il barista sia stato il cuore malato. —

Giorgio Barbieri

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