Sarmede, dagli scavi affiora una fortezza medievale distrutta dal terremoto

La scoperta sulla collina tra Rugolo e Montaner. La Soprintendenza: «Risultati sorprendenti». A maggio un convegno, si cercano fondi per proseguire le indagini archeologiche

Francesca Gallo
Gli scavi archeologici in corso a Sarmede
Gli scavi archeologici in corso a Sarmede

SARMEDE. Saranno presentati ufficialmente a maggio in un convegno i risultati delle indagini archeologiche che hanno portato alla luce i resti di una torre e di una cinta muraria di età medievale sul pendio tra Rugolo e Montaner, in territorio comunale di Sarmede, a pochi chilometri da Vittorio Veneto. «La ditta che ha realizzato i lavori», spiega il sindaco Larry Pizzol, «sta ultimando la relazione, dopodiché procederemo con una presentazione pubblica dei lavori qui a Sarmede». Lo scavo era stato eseguito dallo studio di Archeologia e territorio del dottor Flavio Cafiero, con la direzione scientifica della Soprintendenza Abap per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso,la direzione operativa dell’archeologa di zona Cinzia Rossignoli e la collaborazione dei privati proprietari dell’area.

Tutto era partito dal ritrovamento nel gennaio 2021 di alcuni “sassi particolari”, durante i lavori di disboscamento di un pezzo di montagna per mettere in sicurezza la Provinciale 151 dalle frane, tra le località di Rugolo e Montaner. Nello scorso autunno archeologi professionisti incaricati dalla Soprintendenza avevano avviato una pulitura generale del pianoro. Sono stati analizzati 300 metri quadrati, ma il sistema difensivo si estende ancora verso monte. «I risultati erano stati sorprendenti», spiega la Soprintendenza, «l’accumulo di blocchi di calcare era quanto restava di un sistema difensivo comprendente una poderosa torre quadrata di oltre 7 metri di lato, conservata fino a 12 corsi di altezza, circondata da una cinta muraria a pianta poligonale, che racchiudeva uno spazio interno piuttosto ristretto. La scelta del materiale di costruzione, di provenienza non locale risponde a esigenze di solidità del manufatto, che la friabile arenaria del substrato non avrebbe potuto assicurare. Ciò nonostante, l’accentuato salto di quota e l’attuale marcata inclinazione da est verso ovest dei piani di imposta delle murature, visibile alla base della torre, potrebbero essere dovuti ad un grave evento tellurico e aver determinato il crollo, quantomeno parziale, della fortificazione e il suo successivo abbandono».

Per quanto riguarda la datazione «purtroppo non sono stati raccolti materiali datanti, ma per criteri costruttivi e posizione è verosimile che il sito sia correlato alla fase storica dell’incastellamento e risalga all’età pieno-medievale. Forse si tratta proprio di una delle torri costruite a scopo di avvistamento e di presidio dalla potente famiglia locale dei da Montanara-da Camino». «Ci auguriamo di poter proseguire lo scavo con qualche altro finanziamento», è l’auspicio di Rossignoli, «per questi scavi i fondi sono venuti dal Ministero, ora vedremo se ci sono le condizioni per altre fonti di finanziamento». Il Comune si è intanto candidato alla linea B del Pnrr e ha previsto un filone di finanziamento per proseguire i lavori: si cercano anche dallo Stato dei finanziamenti per poter portare avanti questa importante scoperta archeologica.

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