San Gregorio chiude «Ritorna alla Diocesi»
Addio eventi culturali e stop al comitato, il congedo di Secco

C’è uno spazio culturale in meno, nel cuore di Treviso. Dal primo giugno la chiesa di San Gregorio – nient’affatto sconsacrata, come pure si poteva pensare – è tornata nella piene disponibilità di parrocchia del Duomo e Diocesi. La Chiesa trevigiana vuol tenerci esercizi spirituali.
Cessa l’esperienza del comitato paritetico Fai-parrocchia che da 14 anni gestiva la chiesa dopo il restauro, sotto la presidenza di Renzo Secco. Niente più eventi, incontri, mostre. Ce ne sono stati centinaia e centinaia, in questi anni (40 solo nei primi 5 mesi del 2017); l’ultimo le mostre sugli alpini durante l’adunata, a maggio. Da CartaCarbone al Festival della chitarra, da mostre popolari come i Lego a conferenza d’arte, dalla filosofia al turismo spirituale. Di tutto, di più.
Ora la svolta, inattesa se non traumatica per il mondo delle associazioni e non solo. L’annuncio arriva in rete, secco come il nome del presidente del comitato. L’imprenditore Renzo Secco, anima del Fai e cultore della storia cittadina, è l’uomo che ha finanziato gran parte del restauro – 600 mila euro e 6 anni di lavoro, con apporti di privati e delle ditte restauratrici e un minimo contributo della Soprintendenza – e poi ha gestito la chiesa sotto la supervisione del parroco del Duomo, mentre il Fai trovava la sua sede nelle annesse sacrestia e scoletta.
San Gregorio è un gioiello a due passi da piazza dei Signori. Di epoca longobarda, benedettina, è impreziosita da una pala di Palma il giovane e da una Madonna del Piazzetta. Il restauro ha risanato muri e facciata, riportato alla luce gli affreschi parietali e l’importante quadreria, e risistemato cantoria, infissi, grate. «La Chiesa», scrive Secco nel suo congedo online, «è stata restituita alla sua antica bellezza, e poteva così riprendere la sua funzione di luogo di culto, ma anche, continuando la sua secolare tradizione, di luogo di incontro di attività sociali e culturali, tanto che la chiesa è tornata ad essere riferimento religioso e culturale per tutta la città». E aggiunge: «Ringrazio tutti coloro che hanno generosamente contribuito, non solo con i finanziamenti per il restauro, ma anche successivamente con il loro impegno nello svolgimento delle multiformi attività che hanno vitalizzato San Gregorio». Non senza manifestare «gratitudine a monsignor Giorgio Marcuzzo (parroco del Duomo fino a pochi giorni fa,
ndr
) che le ha permesse».
E adesso? Da fonti ecclesiastiche, sembra che Diocesi e parrocchia vogliano ospitarvi esercizi spirituali e forse anche una sorta di “ritiri urbani” per i preti della Diocesi. Una prima cartina di tornasole potrebbe essere il prossimo 3 agosto, giorno di San Gregorio: verrà celebrata una messa, come pure invano in passato hanno chiesto i fedeli e i trevigiani più affezionati alla centralissima chiesa-bomboniera?
Secco, dal canto suo, vuole sperare che il futuro assicuri anche la continuità sul fronte culturale. E affida il suo auspicio alla rete: «Spero che permanga la volontà di far vivere San Gregorio come tempio di preghiera e insieme di formazione di “patrimonio culturale immateriale”», scrive, «che non è solo la singola manifestazione culturale in sé, ma include il Sapere e la Conoscenza trasmessi e ricreati dalle comunità e i gruppi, in risposta al loro ambiente, all’interazione con la natura, la loro storia e le loro religioni».
Il presidente del comitato non più attivo ribadisce infine: «Il “patrimonio immateriale” garantisce un senso di identità e continuità e lavora per costruire la vera cultura dell’incontro, il rispetto per le diversità religiose e culturali come auspicato da papa Francesco». E conclude: «Da sempre la fede cerca l’intelligenza, ma anche la più acuta e sensibile intelligenza mostra di cercare la fede. San Gregorio è stato, e si spera possa continuare ad esserlo, il luogo di quell’incontro».
Andrea Passerini
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