Salari in ritardo alla Monti Sit-in e due ore di sciopero

MASERADA. L’ultimo sciopero alla Tessitura Monti di Varago risale al 2006, quando all’orizzonte c’era lo spettro di 240 licenziamenti nell’azienda con oltre cento anni di storia. Ieri, sette anni dopo, i dipendenti sono tornati a incrociare le braccia: due ore di sciopero per ciascun turno proclamato dai sindacati di categoria Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilta-Uil per protestare contro i ritardi nel pagamento degli stipendi, con il picchetto davanti agli ingressi dello stabilimento. Dei 305 lavoratori tra operai e impiegati, l’adesione allo sciopero è stata pressoché totale, come confermano i sindacati. «Il problema vero sono le banche che mettono in ginocchio l’azienda», denuncia Giorgia Gavagnin, Rsu Filctem-Cgil, «la proprietà non ci paga non perché non vuole, ma perché non può. E la colpa è delle banche». Già da qualche tempo, spiegano le Rsu della Tessitura Monti, gli stipendi venivano erogati in ritardo rispetto al 10 del mese, ma comunque per tutto il loro importo in un’unica soluzione e non con acconti e tranche successive. L’azienda tuttavia comunicava con un certo anticipo il giorno (posticipato) del pagamento. Per il mese di novembre, operai e impiegati dell’azienda di Varago attendevano lo stipendio per il 20. Ma il 19, verso sera, è arrivata la doccia fredda: «L’azienda ci ha comunicato che l’indomani non avrebbe potuto versare i soldi, assicurandoci di ottemperare al massimo entro il 26 del mese. Questa volta il preavviso è stato davvero troppo poco», continua Giorgia Gavagnin, «finora non abbiamo mai contestato i ritardi nei pagamenti. È colpa delle banche se l’azienda non ci può pagare». Immediatamente sono scattate le assemblee sindacali in fabbrica. I 305 dipendenti, buona parte dei quali in contratto di solidarietà dal primo maggio di quest’anno al 30 aprile 2014, hanno accolto la proposta dei sindacati di far scattare lo sciopero «per sensibilizzare l’opinione pubblica e gli istituti di credito rispetto alla nostra situazione», spiegano. Di solito i ritardi nel versamento dei soldi si aggiravano sulla decina di giorni, questo novembre invece verrà ricordato come il mese “nero”. Tra i lavoratori in picchetto serpeggiano rabbia e scoraggiamento. C’è chi ha posticipato alcune scadenze di pagamento credendo che il 20 sarebbero arrivati i soldi e ora si trova a secco, c’è chi non riesce a programmare le proprie spese per l’assenza di certezze. Di qui l’adesione massiccia allo sciopero proclamato ieri dalle organizzazioni sindacali. La Tessitura Monti è in sofferenza dal 2004 e ha affrontato più fasi di ristrutturazione aziendale, passata attraverso la cassa integrazione, la delocalizzazione di alcune fasi della lavorazione in India e Repubblica Ceca, e, da maggio di quest’anno, i contratti di solidarietà.
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