«S. Zeno, speranze bruciate a un tiro dal centro storico»

«La vedete la scalinata ovest del cavalcavia. Lì, nel pomeriggio e fino a tarda notte, stazionano personaggi del mondo della droga. Lì, alla luce del sole, ma anche a quella fioca delle lampadine, sotto videocamere che non possono essere accese sennò registrerebbero buona parte dello spaccio della città, avvengono consegne di eroina, cocaina e fumo sotto gli occhi di tutti. I nostri figli non possono rientrare a casa, la sera, come cittadini di serie A: ogni volta stai con il cuore in gola finché non sono al di qua del cancello. Io di professione sono medico: lei aprirebbe uno studio medico dove devi stare attento a chi hai alle spalle, dove qualche mese fa in una rissa un uomo è stato minacciato con un’accetta e dove il terrore per una violenza sessuale, del resto avvenuta in un recente passato, è all’ordine del giorno? Qui ci sono attività che sperano di vivere e che legittimamente si aspettano anche di essere remunerative, ma San Zeno è a ridosso di una stazione ferroviaria. Capita spesso che le zone vicine alle stazioni siano a rischio. Ma questo è un quartiere vero, non un suburbio».
La testimonianza, sconsolata, è quella di una donna che vive asserragliata in casa (e con due maxi-cani da guardia pronti a difenderla) a due passi dall’uscita sud del tunnel della ferrovia.
Tutta San Zeno si sente abbandonata e si fa viva con una lettera indirizzata all’amministrazione comunale, al sindaco Mario Conte e agli assessori Sandro Zampese e Gloria Tessarolo. Storia vecchia, quella dell’insicurezza e del degrado a San Zeno. Vecchia perché mai guarita nonostante i molti summit, anche in loco, e le sfide tra chi in quel momento governa la città e chi si ritiene pronto a governarla meglio. I cittadini che firmano il documento lamentano innanzitutto il fenomeno diffuso dello spaccio di droga, che pare sia stato esportato qui, attraverso il tunnel della stazione ferroviaria, dalla “osservata speciale” via Roma (ecco l’esito del taglio delle panchine gentilinano: lo spaccio si è trasferito) ai paraggi di via Dandolo e via San Zeno. «Passeggiando si può assistere a palesi scambi tra acquirenti a piedi o in auto e fornitori di droga in bicicletta», hanno scritto ai politici i cittadini arrabbiati e avviliti. Il sospetto è che per via Dandolo transitino anche i rifornimenti (dall’auto “cisterna” ai “cavalli” che fanno la spola in bicicletta) per rifornire i giardinetti di Sant’Andrea con monodosi che evitano l’incriminazione per spaccio. Due i punti di scambio fissi indicati dagli abitanti: via Ghirada angolo via Einaudi e la cabina dell’Enel di via Zaniol. Gli spacciatori non sembrano temere le segnalazione di chi li vede in azione e non portano rispetto nemmeno per la chiesa di San Zeno, dove, racconta la gente «spesso vengono rinvenute siringhe dove i ragazzini si fermano a giocare a pallone». Lo stesso avviene in via Dandolo, nel campo a destra del sottopasso di via Sarpi e nei giardini condominiali. Furono messe “random” per scoprire un paio di abbandonatori seriali di immondizie, ma i residenti chiedono installazione di telecamere ”fisse e sempre accese”, e la creazione di punti luci per evitare degrado, furti di bici e abbandono di rifiuti. Specie nel cortiletto alla sinistra del vicoletto del sottopasso-stazione. La zona è stata, almeno virtualmente, sottoposta a controllo di vicinanza e allora non stupisce la “nota della spesa” stilata dal gruppo di abitanti che suggerisce nel dettaglio i luoghi pieni di immondizie e degrado (gente che “bivacca giorno e notte”) nei parchetti Papparotto e via Fosse Ardeatine.
C’è anche, aperto, un cahier de doleances che riguarda il traffico. Si chiedono dissuasori di velocità davanti alle scuole Don Milani e Tommaseo, visto che troppo spesso il limite dei 50 orari qui è sbertucciato dagli automobilisti. I dissuasori “quadrati” servirebbero negli incroci tra via Saccardo, via De Lisa e via Ronaldello, dove gli incidenti (un mese fa uno mortale) sono all’ordine del giorno.
I residenti attribuiscono alla mancanza di controlli l’ aumento dei furti e delle truffe da parte di persone che si presentano sotto falsa identità ad anziani o persone sole. Quando chiedi conferma, però, rifiutano di dare le proprie generalità: paura di ritorsioni.
Alcuni commercianti, lamentano estorsioni, mascherate da richieste di elemosina, da parte di una specifica famiglia Rom. Lamentele anche per lo stato del manto stradale di via San Zeno, diventato una ragnatela di trappole dopo la positura della “fibra”. Sempre nel triangolo tra via e vicolo San Zeno i bidoni della Contarina «che speriamo si veda imporre nel nuovo contratto anche la pulizia delle strade», dice Gerry Schettino del bar Ico. Per lui qualcosa, specie nei parcheggi è cambiato, ma che vorrebbe una qualificazione con arredo urbano che dia sensazione “di essere comunità”. E in questo s’inquadra la questione del maggior decoro del cavalcavia, rimasto brullo e che potrebbe, con appositi pannelli, essere meglio “identizzato” grazie a opere dei writers. In quartiere poi mancano completamente le piste ciclabili (in molti usano il marciapiedi per non finire sotto le auto). Ci sono situazioni “private” difficili da gestire, segnala la gente di San Zeno: subaffitti anche a stranieri «non controllati», occupazione a vario titolo di garage sfitti. Aggressioni e pestaggi, specie tra gli “stazionari aggiunti” sono all’ordine del giorno, assieme a viavai notturni in alloggi promiscui «che prima o poi ci scappa la coltellata fatale». C’è, infine, la necessità di disinfestare la zona da insetti, zanzare tigre, che possono portare infezioni e la cui cura è affidata in toto ai privati- «Inutile che io butti le pastiglie nei tombini, se il mio vicino non fa la stessa cosa e se le pensiline “a V” della stazione dei treni sono acquitrini che ospitano colonie di insetti e milioni di uova pronte a dischiudersi». —
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso