Rogo alla Vidori: "amianto nell'aria", si indaga per incendio doloso, l'ombra dell'ecomafia

VIDOR. L'incendio della Vidori finisce in Parlamento e andrà all'esame della Commissione bicamerale sulle Ecomafie. «Ho già informato la Commissione d'inchiesta, vista la quantità di incendi che hanno colpito più aziende che operano nei rifiuti in Veneto», fa sapere la senatrice del Pd Laura Puppato, componente della Commissione.
SI INDAGA PER INCENDIO DOLOSO. Nel frattempo la Procura di Treviso ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di incendio doloso a carico di ignoti. Se ne occuperà il pm Massimo De Bortoli. Si aprono quindi due fronti d'indagine paralleli, a seguito del devastante rogo che venerdì ha distrutto l'ala est della Vidori Servizi Ambientali Spa. La magistratura dovrà fare chiarezza sulle cause e sulle responsabilità di una “mano dolosa”. Gli ispettori dei vigili del fuoco sono andati alla ricerca dell'innesco e della presenza di eventuali sostanze acceleranti.
IL CASO IN PARLAMENTO:RISCHIO ECOMAFIA. La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati analizzerà in modo più ampio gli incendi sospetti che si sono verificati nella nostra Regione. «Ho richiesto l’apertura di un nuovo fascicolo sulla Vidori alla Commissione Ecomafie, perché l’accertamento del dolo, personale o di terzi, pressoché certo, determina uno scenario preoccupante che conferma la situazione che vede il Veneto con fatti delittuosi in numero superiore a regioni con comprovata storia di criminalità organizzata - dichiara Laura Puppato -. La nostra regione rimane un’area all’avanguardia nella gestione del ciclo dei rifiuti, con impianti molto moderni di smistamento, ma inevitabilmente questo settore, che può divenire un business molto redditizio, attira appetiti alieni alla volontà di creare un sistema virtuoso, ma intenti solamente alla speculazione, ottenendo massimi profitti senza scrupolo alcuno». Già i deputati Floriana Casellato e Alessandro Naccarato avevano chiesto chiarezza sulla vicenda e su una serie di episodi che "puzzano di bruciato".
I PRECEDENTI. L'ultimo in ordine di tempo era accaduto il 7 giugno a Fusina, quando era andato in fumo l'impianto di ecoriciclo della Veritas. «Qui si tratta di capire se l’incendio dipenda dall’attività di terzi o si tratti di un inside job ad opera di un settore aziendale - continua la senatrice Puppato -. In entrambi i casi ci troveremmo di fronte a situazioni gravissime, che determinerebbero la necessità di indagini approfondite al fine di capire se esista e come agisca un’eventuale organizzazione di stile mafioso». Lo stesso amministratore della Vidori, Filippo Antonello, ha parlato di «forme malavitose a danno della libera concorrenza», nel settore della gestione dello smaltimento dei rifiuti. Sul fronte delle indagini serviranno dei mesi, mentre qualche risposta su cos’hanno respirato i cittadini di Quartier del Piave e Coneglianese è arrivata.
AMIANTO NELL'ARIA. L’aggiornamento Arpav sulle indagini dell’aria ha detto che risulta presente amianto aerodisperso con valore inferiore a 0,3 fibre per litro. «Il confronto - spiegano i tecnici Arpav - è effettuato con il limite di 2 fibre per litro in ambiente di vita, e con il valore raccomandato dall’Oms come media accettabile di una fibra per litro». Insomma, l’amianto nell’aria c’è stato e qualcuno lo ha respirato, ma non, secondo le rilevazioni effettuate alle 18.40 di venerdì (cinque ore dopo lo scoppio dell’incendio) e alle 10.40 di sabato, così tanto da sforare i limiti. Non basta a tranquillizzare la popolazione.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso