Lavoro nero nei campi, denunciati otto imprenditori in provincia di Treviso
I controlli dei carabinieri sono durati dieci giorni: illegali 10 aziende agricole. Il comandante del Nil, Geri: «L’incolumità dei lavoratori non è un costo, ma un investimento da parte delle ditte»

Dieci aziende irregolari in dieci giorni. Non solo: due imprese agricole sono state sospese per lavoro nero e otto imprenditori sono stati denunciati, multe per 100 mila euro. Questo è il bilancio della campagna di controlli condotta dal Nil, il nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri, nelle campagne della Marca che si è svolta dal 1° all’11 agosto scorso. «Numeri non altissimi, ma che raccontano un fenomeno che è ben presente nel Trevigiano, anche perché queste sono quelle che sono», commenta il comandante del Nil, il tenente colonnello Umberto Geri.
I controlli nei campi
L’indagine ha riguardato il comparto agricolo, soprattutto orticolo, nessuna evidenza è emersa nei confronti del vitivinicolo, essendo la vendemmia appena cominciata. «Le aziende sono risultate irregolari per quanto concerne la sicurezza nei luoghi di lavoro e hanno violato le normative», entra nel dettaglio il comandante Geri, «durante i nostri controlli abbiamo trovato tre lavoratori stranieri che operavano in nero. Far lavorare senza contratto un bracciante significa rischiare di incorrere nella sospensione dell’attività».
Secondo la normativa, infatti, la sospensione è contemplata se un’azienda agricola ha più del 10% della forza lavoro in nero, come è successo nelle due aziende in questione. La sospensione è accompagnata dalla denuncia del titolare dell’impresa. Se gli illeciti sono meno gravi si incorre comunque nelle sanzioni amministrative pecuniarie. I controlli dei primi 10 giorni di agosto hanno portato a multe e sanzioni per un totale di oltre 100 mila euro.
La sicurezza è un costo?
Resta l’assunto che la normativa in materia di sicurezza sul lavoro è chiara ed è conosciuta dalle imprese agricole trevigiane. Ma allora perché i controlli di sindacati e forze dell’ordine continuano a far emergere condizioni di illegalità?
«Il tema è che mettere in regola i lavoratori, per le aziende agricole comporta dei costi, sia per la formazione che per la sorveglianza sanitaria, sono dei costi che però tutelano il lavoratore», spiega il comandante, «facendo lavorare in nero alcuni imprenditori credono di risparmiare ma quello per la sicurezza non è un costo, è un investimento perché il lavoratore non formato e senza dispositivi di sicurezza non è pronto per lavorare e prima o poi l’incidente si verifica e allora i costi sono molto molti più alti».
Il tavolo e il contrasto
Quella di agosto è stata solo una delle campagne svolte dai carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro in territorio trevigiano nell’anno. Saranno previsti controlli anche durante il periodo della vendemmia e poi nella stagione invernale con il radicchio e gli altri ortaggi. «Non possiamo stabilire se sia aumentato o meno il numero delle aziende agricole trevigiane che operano illegalmente», conclude Geri, «non si possono paragonare i periodi dell’anno e ogni anno le risorse impiegate nell’agricoltura cambiano.
Si deve diffondere la cultura della legalità e la normativa deve essere seguita anche negli aspetti meno impattanti, anche per questo anche l’Arma dei carabinieri siede al tavolo con prefettura, Inps, sindacati, ispettorato del lavoro e sindaci dei Comuni trevigiani: insieme dobbiamo lavorare per tutelare i lavoratori. Sia i titolari delle aziende agricole che i braccianti devono conoscere i loro diritti e i loro doveri».
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