Rogo al Parco Stella di Oderzo, si indaga per incendio colposo

ODERZO. Gli inquirenti che indagano sul devastate rogo al Parco Stella di Oderzo tendono ad escludere una matrice dolosa. Per questo la Procura di Treviso aprirà un’inchiesta per il reato di incendio colposo. Tutti gli elementi fin qui emersi, dai primi sopralluoghi delle squadre dei vigili del fuoco alle analisi economiche sulla situazione patrimoniale della proprietà delle mura dei negozi coinvolti nell’incendio, fanno pensare a un incidente. È poi stato accertato che i sistemi antincendio hanno funzionato regolarmente. Ma diversi sono ancora i punti da chiarire. Nel frattempo è comunque arrivata una buona notizia: sono infatti stati resi pubblici i primi risultati parziali sui campioni di aria prelevati dall’Arpav secondo la quale non ci sarebbero problemi per la salute pubblica.
Le indagini. Prosegue senza sosta il lavoro dei pompieri per scoprire la vera causa, per ora ancora ignota, della scintilla scoccata all’interno del magazzino, primo passo del devastante rogo. Al momento, da una prima e ancora parziale ricostruzione, sembra che all’origine delle fiamme ci sia un incidente, dovuto con ogni probabilità a un cortocircuito aggravato dai cartoni del magazzino, dal polistirolo dei colli, dalla vicinanza con la segheria dell’Eurobrico. La Procura di Treviso ha però anche disposto una ricognizione a 360 gradi chiedendo in particolare di valutare se ci fossero problemi di natura economica. I muri di Unieuro ed Eurobrico appartengono al Coip (Consorzio Opitergino Insediamenti Produttivi), costituito da quote di varie aziende e presieduto da Giuliano Baccichet (fino al 2013 era guidato da Bruno Andreetta, presidente Ascom Oderzo). Sembrano poi essere escluse anche eventuali tensioni sul luogo di lavoro, dato che non risulta ci siano stati licenziamenti recenti. C’è poi un dettaglio, tra le prime certezze che emergono dall’indagine, che farebbe propendere per l’incidente: alle 20 di sabato, 15 minuti prima dell’incendio, la donna delle pulizie dell’Unieuro esce alla fine del turno e attiva l’allarme, che non suona finché le fiamme non sono già ben sviluppate, segno che nessuno dovrebbe essere entrato in quel lasso di tempo.

L’inquinamento. L’Arpav ha reso pubblici i risultati delle prime analisi effettuate nella zona dell’incendio. «Le basse percentuali di presenza delle sostanze sin qui rilevate», si legge in una nota resa pubblica dal Comune di Oderzo, «rappresentano un indicatore della probabilità che siano poco elevate anche le percentuali delle sostanze le cui analisi necessitano di 48 ore di tempo». Dunque non ci sarebbe alcun problema legato all’inquinamento.
I misteri. Tra i numerosi dubbi, uno in particolare preoccupa: come hanno fatto le fiamme a propagarsi così in fretta, dal magazzino dell’Unieuro al negozio, e da qui alla falegnameria e agli scomparti dell’Eurobrico, tutto in pochi minuti? Altri principi di incendio si erano verificati, per un cortocircuito, in attività simili (a Bolzano, nel dicembre 2015, un incendio all’interno dell’Euronics si risolse con danni assai più contenuti). «All’interno dei due negozi erano custoditi prodotti altamente infiammabili, e anche per questo il fuoco si è propagato in fretta. Di sicuro il “carico d’incendio” era importante», aveva spiegato Giuseppe Costa, vicecomandante provinciale dei vigili del fuoco. Si dovrà dunque analizzare non solo la merce in vendita nei negozi, ma anche i cartoni e il polistirolo degli imballaggi. Sulla vicenda resta comunque una domanda inquietante: se si è trattato di un incidente e se il sistema antincendio ha regolarmente funzionato, cosa sarebbe potuto accade se l’incendio non fosse accaduto di sera, alla chiusura delle attività, ma di giorno quando il centro commerciale era frequentato da centinaia di persone?
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso