Rifiuti, ecco il salasso per bar e negozi

Per Contarina non fa alcuna differenza se possiedi un ufficio di 30 metri quadrati o di 100: pagherai la stessa cifra che varierà solamente dal volume del contenitore. È quanto emerge dalla pubblicazione delle tariffe, sul sito internet di Contarina, e che in parte confermano le lamentele che erano già fioccate nei giorni scorsi.
Utenze non domestiche. È probabilmente la parte più complicata di tutto il piano tariffario. E ci si deve districare tra voci come “quota fissa”, “quota fissa aggiuntiva comunale”, “quota fissa aggiuntiva di zona”, “quota variabile secco”, “quota aggiuntiva rifiuti riciclabili” e via discorrendo. Ma ciò che interessano sono i numeri. Se si prende in considerazione una classe di superficie inferiore ai 100 metri quadrati la cifra varia a seconda del volume del contenitore: dai 214 euro all’anno per un volume inferiore ai 120 litri ai 680 euro l’anno per un volume di mille litri. A queste somme va poi aggiunta la “quota fissa aggiuntiva comunale” che ammonta a 39,53 euro per la classe di superficie inferiore a 100 metri quadrati. Ma il conto non è certamente finito qui. L’utente deve poi aggiungere la “quota fissa aggiuntiva di zona” che, anche in questo caso, varia a seconda del volume del contenitore: fino a 58,50 euro per le utenze non domestiche posizionate fuori mura, cifra destinata poi a salire fino ai 117 euro per le utenze del centro. Manca però l’ultima voce: la “quota variabile secco non riciclabile”. Quest’ultima varia dai 3,16 euro per i contenitori più piccoli per poi salire fino a 105,50 euro per i contenitori più grandi.
Tutte queste cifre sono destinate poi ad impennarsi quando si sale con la classe di superficie dell’utenza. Se si prende in considerazione una classe compresa tra i 100 e i 250 metri quadrati si va da un minimo di 270 euro per i 120 litri ad un massimo di 736 euro per gli oltre mille litri. A questi vanno poi aggiunti 62 euro di “quota fissa aggiuntiva comunale” e diverse voci variabili di “quota fissa aggiuntiva di zona” a seconda che l’esercizio sia all’interno o allesterno delle mura cittadine. Il conto si conclude poi con la “quota variabile di secco non riciclabile” che può superare i 100 euro. Ma la stangata più pesante è destinata, come facilmente intuibile, alle utenze non domestiche con una classe di superficie superiore ai 2.000 metri quadrati. La “quota fissa di secco non riciclabile” parte da un minimo di 976,92 euro per poi salire e toccare i 1.442 euro per un volume dei contenitori di 1.000 litri. Anche in questo caso, come in tutti i precedenti, va poi aggiunta la voce “quota fissa agiuntiva comunale” e la “quota fissa aggiuntiva di zona” che varia dai 58 ai 117 euro a seconda che l’esercizio sia all’interno o all’esterno delle mura storiche.
Utenze domestiche. Il sito internet di Contarina è a disposizione anche delle famiglie per capire la tariffa da pagare che è commisurata all’effettiva produzione di rifiuti, secondo il principio “paga quanto produci”, come avviene per gli altri servizi di rete (energia, gas, acqua). Si scopre così che un nucleo familiare composto da 4 persone pagherà 186,04 euro, mentre non va tanto meglio a un single, ossia un nucleo familiare composto da una persona, spenderà 146 euro per tre svuotamenti annui.
Le polemiche. A lamentarsi sono soprattutto gli esercenti. «Con Contarina il costo della raccolta differenziata porta a porta dei rifiuti è triplicato rispetto al vecchio sistema di conferimento, quello della ex TrevisoServizi: se vuoi i bidoni più grandi li paghi profumatamente, però nessuno mesi fa ci ha avvertiti di questo al momento della stipula del contratto. Così non va», ha detto Nicolò De Polo, presidente di Rivivere Treviso. Affermazione che Michele Rasera, direttore di Contarina, contesta: «Il gettito totale è uguale all’anno scorso, 10,5 milioni di euro. La verità è che sono distribuiti in modo diverso e in base alla produzione. Prima chi aveva un piccolo esercizio e produceva tanto pagava poco, ora di più. Al contrario chi aveva un grande capannone e produceva poco prima pagava di più, ora meno. Effettivamente i bar del centro possono essere un po’ penalizzati, ma le tariffe seguono un criterio di equità».
Giorgio Barbieri
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