Ricercatrice trevigiana ingaggiata in Norvegia

Cervelli in fuga: da 10 anni all’Università veniva pagata 800 euro al mese Nel paese scandinavo vince la cattedra e uno stipendio di otto volte superiore

La cosa che mi fa più rabbia è che sono qui grazie alla preparazione che mi ha dato la scuola e l’università italiana». Rita Ugarelli è ingegnere, ha 38 anni, è nata a Treviso e ha vissuto a Conegliano, dove il padre faceva il manager alla Sipa e dove ha studiato, al Liceo scientifico Marconi, con ottimi risultati. Poi la laurea in ingegneria, a Bologna. E lunghi anni come ricercatrice, con un assegno di ricerca da ottocento euro al mese.

Adesso ha conquistato la cattedra di professore associato in costruzione idraulica. Dove? All’università di Trondheim, terza città della Norvegia, a ottocento chilometri a nord di Oslo. Viene retribuita otto volte l’assegno di ricerca che percepiva in Italia.

La professoressa trevigiana che insegna in Norvegia ha letto, lo scorso novembre, sul nostro giornale la storia di Paolo Zuccon, il giovane ricercatore trevigiano che ha vinto una cattedra di «assistent professor» al Mit di Boston. E racconta la sua storia parallela: dopo dieci anni di assegni di ricerca, sessanta convegni di settore, quindici pubblicazioni di livello internazionale, di un’inutile attesa per un concorso che non esce mai, Rita Ugarelli ha semplicemente provato a guardarsi attorno. E non ci ha messo molto: «Dopo la laurea avevo seguito un progetto idraulico in Norvegia e ho conservato i contatti. La prima volta che mi è stata chiesta una collaborazione ci sono andata in vacanza, a spese mie. E quando è stato bandito il concorso a Trondheim, mi sono semplicemente iscritta». E ha vinto. «L’alternativa era restare in Italia, ad aspettare un concorso che magari non uscirà mai. Mi piange il cuore, perchè l’Italia è il mio paese. Ma vorrei davvero che la mia esperienza servisse a cambiare le cose. Ho deciso di essere valutata oggettivamente, secondo la mia preparazione e la mia esperienza. Quel che mi fa più rabbia è proprio questo: se ho vinto il concorso lo devo alla solida preparazione che ho ricevuto dalla università italiana. Ed è incredibile che, per una serie di ragioni, non ci sia spazio per noi dentro al mondo universitario italiano. Quando torno, mi piange il cuore parlare con i colleghi che ho lasciato, aggrappati a un assegno di ricerca nell’attesa di un futuro del tutto incerto, senza alcuna possibilità di costruire un avvenire per sè e per le loro famiglie».

Rita Ugarelli mette in fila le contraddizioni dell’università italiana, dove la ricerca è affidata ai tesisti, i ricercatori fanno gli insegnanti e i docenti si occupano di questioni amministrative. «E’ semplicemente una scala al contrario» si infervora. «Dove peraltro nessuno controlla e il sistema va avanti così. In Norvegia, dove sono tra i docenti più giovani della mia università, faccio quello per il quale sono stata chiamata: la docente».

Rita Ugarelli in Norvegia collabora con il Sintef, un istituto simile al nostro Cnr. Pubblicazioni di idraulica, convegni internazionali, studi e applicazioni. La chiamano da mezza Europa, a portare la sua esperienza di idraulica e la sua conoscenza dei sistemi di acquedottistica e videoispezione di reti fognarie. Peccato che accanto al suo nome vi sia quello di un ateneo norvegese.

Daniele Ferrazza

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