«Retta a carico dei disabili troppo alta», il Tar cancella i criteri di calcolo dell’Usl 2 della Marca

TREVISO. La retta per la comunità alloggio della giovane disabile è talmente alta da superare l’Isee e la pensione di invalidità. Troppo alta anche perché non considera le spese personali che la ragazza deve sostenere. E questo per colpa delle linee guida della Conferenza dei sindaci dell’Usl 2. Lo ha stabilito una sentenza il Tar del Veneto che scardina le regole sui costi a carico di disabili e non autosufficienti e la compartecipazione dei Comuni e dell’Usl alle spese per le comunità alloggio che li ospitano. Regole stabilite dalla conferenza dei sindaci dell’azienda sanitaria trevigiana, che però secondo i giudici del Tribunale Amministrativo, si è dimenticata di applicare l’Isee, come invece stabilisce la normativa nazionale. Il risultato? Quelle linee guida in vigore dal 2016 sono state “annullate”. Ma l’Usl 2 sta già preparando l’appello al Consiglio di Stato.
Il ricorso
La battaglia è stata condotta da una ragazza disabile della provincia di Treviso assistita dall’avvocato veronese Maria Luisa Tezze, che in tutta Italia sta lottando per vedere riconosciuto un giusto trattamento per disabili e non autosufficienti da parte di Comuni, Regioni e azienda sanitarie. «In Veneto purtroppo la norma nazionale viene violata continuamente», sostiene il legale. Per la ragazza, disabile al 100%, l’Usl 2 ha determinato una spesa di 16.202,40 euro all’anno per la casa alloggio, non lontana dal Comune di residenza, in cui è ospitata. Si tratta di una quota di compartecipazione, in quanto il costo effettivo è maggiore e viene sostenuto anche dal Comune di residenza e dall’Usl. In più insieme alla comunicazione della retta annuale, alla ragazza è stato anche chiesto di versare altri 8.232 euro, ovvero la quota residua per l’anno precedente, il 2017. Una vera e propria mazzata. Anche perché la ragazza ha un Isee di appena 10.805 euro e l’anno precedente ha affrontato spese personali per 5.799 euro, oltre ai 1.145 per mantenere una casa di cui è comproprietaria. Tutte spese approvate dal giudice tutelare. Insomma per pagare quella retta non resta pressoché nulla, anche perché la situazione economica del nucleo familiare è molto critica; e nessuno può andare in soccorso alla ragazza. Da qui la decisione di opporsi con un ricorso al Tar.
La decisione
I giudici del tribunale amministrativo, pur non accogliendo tutte le osservazioni mosse dal legale, hanno, nella sostanza, dato ragione alla giovane disabile e hanno annullato le linee guida dettate dalla Conferenza dei sindaci. Una decisione determinante sia per le centinaia di persone ospitate nelle comunità alloggio, che per i Comuni, che con i loro bilanci partecipano alle spese per l’ospitalità dei loro residenti. Ma secondo i giudici “il sistema di calcolo previsto dalle Linee guida è da ritenersi illegittimo”, in quanto non rispetta i criteri fondamentali dell’Isee, “dal cui calcolo la pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento sono state normativamente escluse quali voci reddituali”; cosa che invece non pare avvenire nell’Usl trevigiana. Infatti, si legge ancora nella sentenza, le linee guida calcolano “una quota di compartecipazione in modo del tutto svincolato dall’Isee sulla base della percezione della pensione di invalidità e dell’indennità di accompagnamento”. «Di fatto l’Isee, al contrario di quanto stabilito dalla normativa nazionale, dall’Usl trevigiana è considerato un mero criterio formale. Se vorranno, dovranno approvare delle nuove linee guida», conclude l’avvocato Tezza, «ma non capisco perché farlo, la normativa nazionale è già molto chiara».
L’Usl si oppone
L’Usl, insieme alla Conferenza dei sindaci, però si appresta a presentare appello al Consiglio di Stato, «lo faremo sicuramente», afferma il direttore generale Francesco Benazzi. «Quelle linee guida sono basate su un criterio universalmente riconosciuto, ovvero che, come per le tasse, si contribuisce al bilancio pubblico in base alle proprie possibilità. Si tratta di persone che anche quando hanno un Isee pari a zero percepiscono comunque una pensione di invalidità. Trovo giusto che contribuiscano al bilancio che consente loro di essere ospitati nella struttura», conclude il dg Francesco Benazzi.
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