Resti di sette gambe di soldati nei boschi di Seren del Grappa

Un secondo rinvenimento, un teschio e una mostrina molto lesionata di un altro milite ignoto trovati sul Col di Lana (Livinallongo), a Bosch de Roe 

TREVISO. Ossa di sette gambe, perfettamente allineate. Non scheletri parziali, busti e teschi: solo gambe, e neanche tutte, come se fossero stati seppelliti solo le metà inferiori dei corpi. Quel che probabilmente è rimasto di uomini dilaniati dalle granate.

È il frutto del ritrovamento, l’ennesimo, a Col del Cuc sotto Valpore (Seren del Grappa), avvenuto in questi giorni dai carabinieri forestali dopo che il feltrino Enrico Rech aveva segnalato il possibile sito.

Un secondo rinvenimento, un teschio e una mostrina molto lesionata, in questi giorni c’è stato anche sul Col di Lana (Livinallongo), a Bosch de Roe.

Militi ignoti: otto soldati, sommando le ossa trovate nei due siti situati su luoghi diversi, Feltrino e Agordino, ma legati dal filo rosso della Grande Guerra: il Grappa e il Col di Lana sono stati teatro di carneficine, italiana e austro-ungarica. A oltre cento anni dalla fine del primo conflitto mondiale, la terra continua a restituire pezzi di corpi, ossa e scarponi, pezzi di mostrine e bottoni delle uniformi: Vaia, la tempesta, ci ha messo del suo. Il resto lo fa il metal detector dei recuperanti.

Proprio a soldati dell’esercito invasore apparterrebbero le ossa ritrovate sul Grappa: i carabinieri forestali della stazione di Fonzaso e l’appassionato Enrico Rech ieri hanno terminato recupero e catalogazione dei reperti di quella che a tutti gli effetti sembra una sepoltura, più che una fossa comune.

L’area del ritrovamento, durante la guerra del 15-18 era appannaggio austro-ungarico: e alcuni bottoni delle divise confermerebbero la nazionalità dei soldati seppelliti su quel pianoro sotto Valpore. I carabinieri forestali della stazione di Caprile hanno invece operato a Bosch de Roe, in Agordino: in questo caso é stata trovata anche una piastrina di riconoscimento che però è illeggibile.

È una piastrina della Prima guerra mondiale, di quelle cucite sul bavero della divisa e che riportavano i dati con inchiostro indelebile che col tempo è in parte svanito.

In tutti e due i casi l’autorità giudiziaria ha concesso il nulla osta per la rimozione dei resti, conservati in camera mortuaria nei due Comuni.

«L’area era sotto l’influenza austriaca nel 1917» spiega il sindaco Dario Scopel «Probabilmente si tratta di una fossa dove sono state ritrovate sei gambe diverse: non c’erano altri resti ma solo pezzi di scarponi e di suole, qualche bottone austriaco che fa pensare la nazionalità. Nulla però che possa permettere una identificazione».

È stato avvisato l’Onor caduti, soggetto responsabile di detenere i resti: «magari a novembre, quando c’è la messa per la fine della Prima guerra, spero possano trovare ospitalità al Sacrario di Cima Grappa come è avvenuto per gli altri», conclude il il sindaco. 


 

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