Restauri e nuove costruzioni si studia la “guida al colore”

Accordo Comune-Architetti per definire una norma utile a garantire la storicità Ieri la firma. «Non sarà un aggravio burocratico né una limitazione al moderno»

Dieci anni fa, l’ex assessore leghista Sergio Marton nella saletta verde di Palazzo Rinaldi lanciò il “piano colore”, una norma destinata a caratterizzare la città limitando i cromatismi dei nuovi palazzi a garanzia di una estetica storica del centro. Idea che piacque anche alla giunta Manildo, ma a cui non ha fatto seguito una vera norma né allora né nel recente passato.

Ieri a rigiocarsi la carta è stata l’assessore all’Urbanista Linda Tassinari in accordo con il presidente dell’Ordine degli architetti Marco Pagani con cui ha sottoscritto un “protocollo d’intesa”. Le regole, sono quindi ancora tutte da scrivere, ma l’intenzione d’arrivare stavolta dalle parole ai fatti c’è.

piano colore

Per facilitarne la comprensione tutti lo chiamano anche oggi “piano colore”, «ma non si tratta solo della definizione di un pantone di cromatismi da utilizzare per ritinteggiare le case» sottolinea Tassinari, «parliamo invece di un vero vademecum per la realizzazione delle finiture di tutti gli esterni degli edifici, pensando soprattutto al restauro di quelli storici». Si partirà (grazie alla collaborazione con gli architetti), da un approfondimento storico su materie e colori utilizzati nel tempo per “finire” gli edifici della città, e da questo si partirà per definire la normativa che imporrà di riutilizzarli il più possibile in occasione di restauri o nuovi interventi. Scelte che oggi spettavano alla Commissione Edilizia, che non agiva certo a caso ma sulla scorta di pareri di Soprintendenza e sensibilità tecnica professionale (è composta da architetti e ingegneri).

non ostacoli o freni

Serviva? Non serviva? I dieci anni e più di decantazione farebbero propendere per la seconda ipotesi, ma assessore e architetti non sono d’accordo. «La normativa garantirà un rispetto della storicità delle facciate non solo in termini di colore ma anche di materiali» spiega Tassinari, «permettendo al centro storico, ma anche alla periferia, di avere un carattere ben definito e giustificato». «Altrove, come a Torino ma soprattutto Brescia, dove hanno già adottato simili piani, i risultati sono stati bellissimi» spiega Pagani, «questa normativa non vuole essere un aggravio burocratico per chi effettuerà restauri o interventi, ma un vademecum a garanzia del risultato. E non sarà un tappo alla modernità», sottolinea il presidente dell’ordine. Non si esclude che in città si rivedranno interventi o soluzioni “tinta cemento”, soprattutto in caso di demolizioni e ricostruzioni, «ma di certo quanto verrà fatto su edifici storici ne garantirà la storicità». Errori di passati interventi? Nessuno accusa. Non resta che aspettare la norma.

F.D.W.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso