Rapinato in Austria, l’amante è la basista

Tradito dalla donna che amava che ha dato ai suoi parenti le informazioni per rapinarlo. È il retroscena che emerge dall’indagine condotta dalla polizia austriaca e dalla Squadra Mobile di Treviso su una rapina messa a segno il 31 ottobre 2013 ai danni di un settantenne pensionato trevigiano a Jochberg, a pochi chilometri da Kitzbuhel. L’uomo era stato svegliato nel cuore della notte da tre persone che gli hanno prima legato le mani e i piedi e poi gli hanno rubato i 40.000 euro in contanti che aveva prelevato da un suo conto corrente in una banca austriaca. In più gli avevano sottratto il telefono cellulare e una valigetta che sarebbe poi stata trovata a pochi chilometri dalla casa. Con lui c’era quella sera la ventisettenne marocchina, conosciuta ad Asolo dove l’uomo risiede, che aveva iniziato a frequentare da qualche mese e che aveva aiutato economicamente anche per la separazione dal precedente marito.
Agli investigatori austriaci, chiamati subito dopo la rapina, è apparso subito chiaro che qualcosa non tornava nella dinamica del colpo. In primis che la finestra da dove sarebbero dovuti entrare i malviventi non presentava segni di scasso dall’esterno, ma solamente dall’interno. Le attenzioni si sono quindi immediatamente concentrate sulla ragazza che, proprio quella notte, aveva detto al settantenne di non sentirsi bene e di voler dormire in un’altra stanza. Con loro poi c’era un cane di grossa taglia che, a detta del pensionato, è solito abbaiare ad ogni rumore. Quella sera invece non aveva fiatato nonostante l’ingresso dei rapinatori. Ai primi dubbi che gli manifestavano gli inquirenti, l’uomo aveva risposto incredulo che la ragazza «non gli aveva mai rubato nulla fino a quel momento. Non può essere stata lei a passare le informazioni».
A questo punto però gli investigatori hanno iniziato a stringere sempre di più il cerchio sulla ragazza e, in particolare, sui contatti che risultavano dal suo telefono cellulare. Agli agenti aveva detto che quella sera aveva parlato solamente con un’amica, ma dai tabulati è presto emerso che c’erano state telefonate anche con il padre residente in Marocco. Poi erano anche stati prelevati e isolati i campioni di Dna presenti in casa, dai quali è emerso che quelli che non appartevano al settantenne erano però affini a quello della ragazza. Chi è entrato in casa, hanno quindi realizzato gli agenti austriaci, è un parente della marocchina. A questo punto hanno allargato le ricerche anche all’automobile della giovane, la cui targa è stata ripresa dalle telecamere della dogana in entrata e in uscita nei giorni immediatamente precedenti e successivi la rapina.
A questo punto è stato chiesto l’appoggio alla Squadra Mobile di Treviso che in brevissimo tempo ha individuato e messo le manette ai polsi ai sospettati: sono quindi finiti in manette la ventisettenne Hanane Ben Ameur, catturata a Ventimiglia dove nel frattempo si era risposata ed è incinta di tre mesi, i suoi fratelli Mohamed, 35 anni, e Anas, 20, entrambi residenti ad Asolo in via Ponte di Pagnano, e il cugino Mohamed El Youbi, ventiduenne residente a Crespano. Sono tutti accusati di rapina aggravata e sequestro di persona. I quattro stranieri, dopo le valutazione dell'autorità giudiziaria veneziana, verranno estradati in Austria per essere sottoposti a procedimento penale.
Quando al settantenne è stato riferito l’esito dell’indagine è rimasto prima incredulo, «l’avevo aiutata e lei mi ha tradito», per poi anche lasciare spazio alla soddisfazione per la fine di un incubo fino a quel momento completamente inspiegabile.
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