Radioattività monitorata dal Brakogyro di Pianzano

La radioattività del Veneto misurata dall'alto, con un velivolo “made in Pianzano”. Domani sera nella sala conferenze di Codognè verranno presentati i risultati di un'indagine condotta dall'Istituto nazionale di fisica nucleare, che hanno interessato il territorio regionale. Per il monitoraggio aereo è stato usato un “Brakogyro”, un ultraleggero simile a un mini elicottero, in cui sono state installate le apparecchiature per i rilevamenti. Lo produce la Carpenterie Pagotto di Pianzano di Godega, che realizzerà per l'Istituto nazionale di fisica nucleare anche un attrezzo speciale per le ricerche aeree.
Il progetto che si chiama “Italian radioactivity project” è nato nel 2012 e prevede di realizzare la prima carta di radioattività del suolo italiano. Al momento sono state effettuate ricerche in Toscana e lo scorso anno in Veneto. Gli scienziati dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, in particolare dell'Università di Ferrara, insieme ai laboratori nazionali di Legnaro (Padova), hanno operato sia sul territorio per prelevare campioni di materiali, che in volo, a circa cento metri d'altezza. Le misure di radioattività “airbone” sono state realizzate montando i rilevatori sui velivoli della ditta Pagotto, specializzata nella costruzione di ultraleggeri esportati in tutto il mondo e solitamente usati in ambito sportivo. Questa volta sono serviti per la ricerca scientifica.
La campagna dei voli è stata effettuata seguendo le linee guida fornite dall'Internazional atomic energy agency, l'agenzia che promuovere l'utilizzo pacifico dell'energia nucleare per impedirne l'uso militare. Sono state così create delle mappe di radioattività naturale, per evidenziare la presenza di elementi come uranio e torio nella crosta terrestre del Veneto.
Domani sera a Codognè ci sarà appunto un incontro pubblico organizzato dal Comune e dall'Istituto nazionale di fisica nucleare per illustrare i risultati e le ricadute tecnologiche del monitoraggio ambientale in Regione. Tra gli altri interverrà il professor Fabio Mantovani, ricercatore dell'Università di Ferrara e coordinatore del progetto.
«La parola radioattività assume spesso un'accezione negativa, ma ci si dimentica che è un fenomeno fisico naturale», fanno sapere i promotori del convegno, «le cui applicazioni tecnologiche hanno portato a straordinari miglioramenti della qualità della vita». La radioattività quindi non deve essere vista sempre come un pericolo, ma come una risorsa naturale dalle potenzialità ancora da scoprire.
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