Quattro amici in auto da Resana al Gambia per la sfida benefica

Resana. Unico equipaggio italiano alla “Dakar dei poveri” . Raccoglieranno fondi per costruire pozzi d’acqua  

RESANA. Da Resana a Bamako in Gambia, attraversando il deserto del Sahara a bordo di due fuoristrada. È l’eroica impresa “benefica” che si apprestano a compiere Alessandro Stocco, Stefano Furlan, Andrea Soligo e Alessandro Aggio, tutti di 32 anni, l’unico equipaggio italiano che parteciperà alla corsa di rally “Budapest-Bamako”, la cosiddetta “Dakar dei poveri”. Partiranno da Resana.

Partenza il prossimo 12 gennaio, ritorno l’8 febbraio. «Sarà proprio un’andata e ritorno», spiega Alessandro Stocco, «Un totale di 14 mila chilometri, da Resana a Savona, poi l’imbarco per Tangeri, dalla Tunisia scenderemo verso il Marocco, da qui attraverseremo la Mauritania, dalla Mauritania al Senegal e infine giungeremo a Bamako in Gambia, poi il ritorno». Hanno accettato una sfida, prima di tutto contro se stessi. «Una gara che non ha niente a che vedere con la Parigi-Dakar», spiega Stocco, «la quota di partecipazione di questa corsa rally andrà in beneficenza e ogni team che parteciperà alla corsa dovrà organizzarsi per una raccolta fondi, che servirà alla costruzione di pozzi acquiferi nel Gambia».

Gli intenti benefici fanno della Budapest-Bamako una corsa famosa per quanti vogliano mettersi alla prova in ambienti aspri all’insegna della solidarietà internazionale, ma proprio perché non è una Parigi-Dakar i rischi, in determinati casi, aumentano. Non ci sono squadre di supporto meccanico che assisteranno gli equipaggi e soprattutto, per i quasi cento team partecipanti, ci sarà una sola équipe medica. «Chi accetta questa avventura deve mettere in conto di essere solo con il suo equipaggio e il suo ingegno». I quattro di Resana stanno mettendo a punto le due “Poderose” che li condurranno tra le dune del deserto: una 4x4 Mitsubishi Pajero del ’94 e una Nissan Terrano del ’93. Erano dei semplici fuoristrada, ma i quattro li stanno trasformando in vere e proprie città ambulanti, ultra equipaggiate per affrontare il viaggio. Dentro ci sarà un sistema di depurazione dell’acqua, cucina, fornelli, frigo, impianto fotovoltaico per generare energia. Incalzano i preparativi in vista della partenza del 12 gennaio, che si terrà proprio da Resana.

Per ora, i quattro sono a caccia di sponsor e a breve inizieranno a dedicarsi a raccolte benefiche per la creazione dei pozzi in Gambia. «Ci stiamo lavorando, a breve organizzeremo delle serate nel territorio, per farci conoscere e per raccogliere qualche offerta», anticipano. Un’impresa nata per caso, mentre Alessandro Stocco stava facendo colazione in un autogrill autostradale e ha visto arrivare un 4x4 incredibilmente oberato di strumentazione handmade con la targhetta Budapest-Bamako. «Da lì mi sono informato e appena ho realizzato di cosa si trattasse, ho passato quattro anni della mia vita a pensare come e quando potervi partecipare, ora siamo finalmente pronti, o quasi pronti».

Mentre Stefano, Andreae di due Alessandro si leggono i “Survival Guide” che l’organizzazione della Budapest-Bamako rilascia agli equipaggi, con su scritto: “in alcuni villaggi del Senegal i bambini vi lanceranno contro sassi: potete prenderli e rivolgervi al capo villaggio e lui si scuserà donandovi una capra in regalo”, si cerca a tutti i costi di concludere la messa appunto delle auto nel garage di Stocco. «Non abbiamo paura del fallimento; abbiamo deciso di dire basta ai soliti viaggi fatti da pacchetti organizzati in agenzia, sicuri e spiaggiati in riva al mare», spiega Stocco, «vogliamo dimostrarci e dimostrare che si può ancora compiere un viaggio avventuroso senza spendere migliaia di euro».

Così, la 14esima edizione della corsa rally Budapest-Bamako, vedrà la partecipazione dei quattro ingegnosi giovani di Resana, desiderosi di lasciarsi alle spalle 14 mila chilometri di deserto, sentieri sterrati, spiagge, villaggi africani, beduini, equipaggi avversari, giungle, animali selvaggi. «Porteremo con noi qualche birra da stappare nel deserto del Sahara; il frigo è stato installato in auto anche per questo», assicurano.



 

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