Quarant’anni al banco del Caffè Centrale «Vi raccontiamo star, politici e gente comune»

Asolo, grande traguardo per i fratelli Ezio e Lele Botter: «Da noi la Regina d’Inghilterra, Sofia Loren, Mastroianni, Sharon Stone e tanti altri» 
Poloni Asolo foto storiche Caffè Centrale
Poloni Asolo foto storiche Caffè Centrale

quanti ricordi

«Si fa prima a dire chi non è passato, da noi». Ezio e Lele Botter non si fermano un minuto: tra un servizio al tavolo, un aperitivo al banco, uno scontrino alla cassa hanno visto volare letteralmente gli ultimi quarant’anni dietro l’elegante bancone del Caffè Centrale di Asolo.

Non un semplice bar in un centro che accoglie meno di cinquecento abitanti, bensì un caffè storico, salotto della città, punto di incontro per gli asolani e per i personaggi più incredibili che, ancora oggi, amano “staccare” dal logorio della vita moderna e concedersi una pausa tra i portici e palazzi di uno dei borghi più belli d’Italia. «Effettivamente, questo caffè è un riferimento, un luogo di incontro, dove non si passa, ma ci si ferma», raccontano i titolari che domani sera, alle 19, hanno deciso – pure loro, forse per la prima volta – di concedersi una pausa per autocelebrarsi. Alle sedie da regista che si affacciano sulla piazza e sulla fontana Maggiore capita spesso di incontrare personaggi dello spettacolo e dell’arte, dello sport e della televisione. Premi Nobel e imbianchini si incrociano con assoluta normalità. Così i due fratelli hanno servito il caffè a gente come Yoko Ono e John Malkovich, Kim Basinger e Sharon Stone, gli Agnelli e i Rockefeller. E prima di loro hanno sorseggiato gli aperitivi della caffetteria asolana Marcello Mastroianni e Sofia Loren, Alberto Sordi e Monica Vitti. Tutti gli ospiti di Asolo, per una ragione o per l’altra, si sono fermati al banco: da Giovanni Spadolini a Francesco Cossiga, da Beatrice d’Olanda alla Regina madre d’Inghilterra, grande amica di Freya Stark. Così tra gli habitués anche i numerosi intellettuali che, da sempre, hanno scelto Asolo come luogo appartato e quieto: Carlo Scarpa, Lionello Puppi, Ruth Elizabeth Zuntz, fotografa di guerra della Bbc.

Di origine e carattere settecentesco, il Centrale (un tempo si chiamava Caffè Biliardo) ha ristorato Robert Browning, Ernest Hemingway, Eleonora Duse. «Nell’Ottocento è stato addirittura chiuso per un periodo visto che al passaggio di Napoleone venne tramato per ucciderlo. Ci sono infinite storie che potrebbero essere narrate su questo posto entrato a far parte della guida dei locali storici», spiegano i fratelli Botter. Dopo i concerti, Uto Ughi si concedeva una pausa tra gli arredi dal gusto retrò della caffetteria, famosa per le coppe di gelato artigianale e l’angolo di pasticceria. Non sono mancate le comande originali. «Una volta un famoso pittore ordinò una bevanda giapponese». Memorabili le “incursioni” degli esponenti della corrente del Fluxus. «Erano i mitici anni Settanta e loro, artisti e designer bizzarri, animalisti convinti, avevano strumenti che andavano a luce solare».

Il Caffè Centrale non ha mai fatto differenze, ospitando genio e sregolatezza (e anche qualche conto in sospeso…) dei suoi ospiti. Tutti, ma proprio tutti, si sono seduti al Centrale per sorseggiare uno spritz – con Campari o con l’Aperol, ancora argomento di discussione tra i clienti più affezionati – in alternativa, si possono scegliere gli aperitivi “locali” a base di melograno e Prosecco, con la variante al mandarino. L’amore per i particolari, il rispetto per la tradizione e la capacità di innovare sono sempre andati di pari passo. L’azienda agricola di famiglia fornisce materie prime d’eccellenza come olio e miele venduti con marchio Caffè Centrale. «Il tempo passa ma le emozioni non mancano mai. Abbiamo visto i morosi che si trovavano da noi e che ora sono diventati nonni e vengono con i nipotini». Scorci di vita paesana che ha saputo convivere con l’allure internazionale di Asolo. Ma il Centrale è stato anche una “academy” per intere generazioni di camerieri, che hanno appreso l’arte del servire i clienti, con professionalità e discrezione, imparando a raccogliere l’ordinazione a memoria. «Il nostro è un lavoro che prende molto, richiede sacrifici, non ha orari, ma allo stesso tempo dà anche tante soddisfazioni» spiegano i Botter, «Diciamo grazie a tutti per quello che ci hanno lasciato: cultura, felicità e tanti momenti indimenticabili». –

Valentina Calzavara

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