«Qualcuno si scusi Siamo all’emergenza Per i disabili né fondi né centri, né strutture»

L’INTERVISTA
«Ci attendiamo che qualcuno chieda scusa, fra Comune e Usl: le istituzioni non possono chiamarsi fuori in questo modo. E bene fa la magistratura a compiere tutti gli accertamenti del caso, non è possibile che un disabile gravissimo venga lasciato nelle mani di una madre ottantenne».
Ivano Pillon è presidente del Cpah, coordinamento provinciale di 33 associazioni che si occupano di disabili. Facile intuire come abbia vissuto il dramma di via Castellana. Lunedì ha voluto incontrare il direttore generale dell’Usl 2, Francesco Benazzi e il direttore dei Servizi sociali, George Luis Del Re. «Hanno spiegato che tutto quanto era nelle loro facoltà e prerogative era stato fatto, ma questo può soddisfare un piano formale, non quello di un Servizio sociale che è mancato».
Pillon, la domanda di tutti è: ma chi doveva fare cosa? Il Comune di Treviso? L’Usl 2?
«Ci sono prassi e procedure degli uffici, è evidente che qualcosa è venuto meno, non siamo noi a doverlo dire. E non vorremmo vedere nemmeno condotte di scaricabarile. Una lacuna è incontestabile. Ci sono due istituzioni con personale e strutture apposite, nessuna è intervenuta. Il disabile frequentava il Ceod (centro occupazionale diurno) “Peter Pan” di via Lancieri di Novara, che accoglie disabili gravi e gravissimi. Lui aveva patologie gravissime, non è possibile sia stato lasciato da allora alle cure di una madre ottantenne, forse a sua volta in condizioni di disagio. Lo trovo assurdo, demenziale. Nessuna verifica, nessun controllo, nessuna visita? Compiango la povera madre».
Parole forti. Il Comune si chiama fuori, e parla di rete familiare.
«Non è pensabile che i servizi di Comune e Usl, e parlo delle assistenti sociali, non si siano attivati dopo che il disabile non ha frequentato più il centro. La situazione familiare dev’essere nota. Parole forti? Parlo con il buonsenso, per l’esperienza di noi famiglie che viviamo questa realtà. La verità è che sull’handicap si sta tornando indietro».
Si dice che la dirigente dell’Ufficio disabili dell’Usl 9, anni fa, conoscesse i disabili uno a uno, nome per nome.
«Altri tempi. Ora ci sono 100 disabili in lista d’attesa per un posto ai Ceod, solo nell’ex Usl 9. Non ci sono fondi, non si parla di Ceod o altre strutture per adulti nei prossimi 5-10 anni. Zero a livello programmazione, zero a livello risorse. Il piano regionale parla di 30 posti l’anno nei centri diurni, e non ne viene aperto uno da 15 anni. Di 20 posti l’anno nella comunità residenziali, ma non se ne apre una da 10 anni. Una beffa».
E pensare che intanto Zanardi e Bebe Vio sensibilizzano tutti i giorni sulla realtà della disabilità fisica, e diventano autentiche “star”.
«La realtà è ben diversa, per i disabili fisici e per gli psichici soprattutto. Dopo la scuola dell’obbligo, per il disabile non c’è nulla, si torna alle famiglie già pesantemente svantaggiate sul piano economico. Se manca anche il supporto dei servizi, come possono fare? Se ci sono famiglie illustri con disabili, non è che le altre abbiano analoghi mezzi. Anzi».
Cosa si può fare? C’è chi chiede un tavolo Comuni – Usl per registrare i meccanismi degli uffici.
«Noi chiediamo, come famiglie dei disabili, di essere ascoltati in Regione, per poter illustrare la situazione e i bisogni. Da lì deve scattare la revisione di servizi, procedure, e della presenza delle istituzioni».
Perchè dice la Regione?
«La situazione attuale è figlia dei tagli e dei mancati finanziamenti da parte della Regione, e della pochezza di molti amministratori pubblici che non hanno fatto pressione sulla regione per sostenere i disabili. E la Regione ha fatto cassa sui più deboli e sfortunati». —
Andrea Passerini
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