Profughi, il parroco sta con il commissario

RESANA. Sprar, la parrocchia sostiene la proposta del commissario prefettizio di accogliere i profughi attraverso il sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, nell'ambito dell'azione fatta propria dalla Caritas diocesana. La “chiamata a raccolta” per trovare una soluzione abitativa a queste persone è stata lanciata domenica dalla prima pagina del bollettino della collaborazione pastorale resanese, partendo dalla riflessione del vescovo di Treviso monsignor Gardin in occasione dell’Epifania sulla chiamata ad accogliere. Il foglio illustra che cosa è lo Sprar evidenziando che «vengono ospitati non clandestini (in maiuscolo sul testo originale, ndr), ma persone che hanno visto riconosciuto il loro stato di effettiva necessità perché in fuga da luoghi di guerra o persecuzione. Un gruppo di persone si sta interessando per aderire all'iniziativa della Caritas di ospitare profughi nella terza fase dell'inserimento. Si dovrà individuare una casa o un appartamento da prendere in affitto per ospitare 2/3 giovani seguiti dagli operatori Caritas con un progetto di lavoro e/o scuola». Una proposta, quella della parrocchia, in controtendenza rispetto alle proteste fatte in questi giorni da ex amministratori come l'ex sindaco Mazzorato, ma anche l'ex assessore Leopoldo Bottero. Loris Mazzorato, che ipotizza il posizionamento dello Sprar a San Marco in uno stabile di proprietà comunale da risistemare, non nasconde le sue critiche su questo impegno delle parrocchie: «Dal pulpito è facile lanciare commoventi appelli e riempire foglietti parrocchiali che parlano di ospitalità mentre sono proprio loro i primi a tenere le porte chiuse degli immobili che sono vuoti (canoniche). Difficile mettere in pratica ciò che si predica e rinunciare a quello che si ha per far spazio ai più bisognosi. Facile partecipare a cortei e manifestazioni che parlano di accoglienza», conclude in riferimento alla marcia sul Montello di domenica, «purchè venga fatta negli altri comuni e nelle abitazioni che non siano le proprie». (d.n.)
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