Post razzista contro Willy, l’autore è trevigiano
Vive in città il responsabile delle frasi che hanno indignato l’Italia: “Manlio Germano” è uno studente universitario di 23 anni

TREVISO. Manlio Germano ha 23 anni, risiede a Treviso ed è uno studente universitario. È diventato l’utente del web più ricercato dalla polizia di tutta Italia da quando, l’8 settembre scorso, su un profilo Facebook, sotto naturalmente falso nome (Manlio Germano è il nome di un personaggio politico di destra interpretato da Claudio Amendola nel film «Caterina va in città»), ha pubblicato un post con il quale festeggiava il brutale omicidio di Willy Montero Duarte a Colleferro, inneggiando ai suoi quattro assassini come a degli eroi: «Come godo che avete tolto di mezzo quello scimpanzè. Siete degli eroi».

Assassini eroi
Il post è corredato da due fotografie che immortalano i fisici palestrati degli assassini di Willy. Sono parole di una gravità inaudita, che scatenano un linciaggio social nei confronti del misterioso Manlio Germano. Migliaia di commenti in pochi minuti che intimoriscono il “leone da tastiera” a tal punto da indurlo prima ad accusare due fantomatici suoi amici di avergli rubato l’account e poi a prendere le distanze dal contenuto del post a suo nome, dichiarandosi elettore del Pd.
Leone da tastiera
Ma ormai la miccia è stata accesa e assume i contorni di un fiocco di neve che si trasforma in una gigantesca valanga, tanto che Facebook, dopo aver ricevuto decine di segnalazione, decide di chiudere il profilo del sedicente Manlio Germano. Un post razzista che provoca migliaia di commenti indignati nel giro di poche ore non passa inosservato all’occhio clinico degli agenti della polizia postale che, coordinata dalla procura della Repubblica di Latina, si è subito messa al lavoro per riuscire a dare un volto e un nome a chi si nascondeva dietro al profilo di Manlio Germano. E le indagini hanno portato dritti dritti verso un l’indirizzo Ip del computer di uno studente universitario di 23 anni che risiede in centro a Treviso. Ieri mattina gli agenti della polizia postale di Latina e di Treviso si sono presentati alla porta di casa dello studente universitario con un mandato di perquisizione del pubblico ministero Simona Gentile. Pesantissima l’accusa contestata al giovane studente universitario: istigazione a delinquere aggravata dall’odio razziale. Un reato punito dal codice penale con la reclusione fino a cinque anni che con l’aggravante dell’odio razziale contestata può addirittura arrivare a otto anni.
Il blitz in casa
Gli agenti, aiutati anche dai vigili del fuoco di Treviso che hanno aperto la porta dell’appartamento dello studente, che in quel momento non si trovava in casa, hanno sequestrato tutti gli apparati elettronici utili alle indagini: telefonino, computer e chiavette Usb. Sarà tutto materiale che verrà analizzato dagli investigatori. Per il giovane, invece, si prospettano guai giudiziari molto seri. —
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