Portinai con stipendi da fame, arriva il bonus in busta paga

TREVISO. Sulle barricate c’è salita per prima la Uil di Treviso, a cui molti portinai e addetti al servizio di vigilanza dell’Usl 2 avevano chiesto aiuto, in vista del cambio di appalto e di contratto, altamente peggiorativo. Paghe che scendono da 1.110 a 800 euro con compensi orari lordi precipitati da 7,11 a 5,34 euro l’ora portano somme davvero scarse nelle tasche delle famiglie. Ora anche la Cgil alza la voce chiedendo l’intervento dei vertici dell’azienda sanitaria per garantire ai lavoratori degli stipendi dignitosi.
La questione riguarda tutte le Usl venete che vedono una ad una mutare le condizioni del settore portineria in seguito alla gara d’appalto indetta da Azienda Zero, ente regionale a cui spetta il compito di regolare contratti e appalti in ambito socio-sanitario. Prima è toccato ai vicentini, alla fine del 2019, ora lo tsunami investe i lavoratori trevigiani e la questione ha coinvolto umanamente dirigenti stimati dell’Usl 2, come la dottoressa Anna Pupo che ha amplificato la voce disperata dei portinai nel suo profilo Facebook. Ma non tutto è perduto.
«Dopo essere riusciti a ritardare di quasi 9 mesi il passaggio contrattuale in collaborazione con il direttore generale dell’Usl 2 Francesco Benazzi stiamo cercando di trovare soluzioni che garantiscano la dignità di un lavoro importante e delicato» dichiara il rappresentante Uil Beniamino Gorza.
In sostanza, pur rispettando i termini della gara d’appalto vinta dalla minicordata Civis-Sicuritalia, l’azienda sanitaria trevigiana sta cercando risorse aggiuntive da mettere a disposizione della categoria, una sorta di “bonus” che finirebbe in busta paga, nella consapevolezza che non si tratti solo di alzare o abbassare una sbarra, poiché portineria e guardiania in ospedali e distretti, implicano un’attenzione e sensibilità speciali. I dipendenti Usl coinvolti nella Marca sono circa una trentina ed erano impiegati nella Cooperativa Gsa fino al 30 giugno; in conseguenza del cambio d’appalto il loro mondo è stato stravolto.
L’inghippo sta, secondo la Cgil, nel rifiuto di riconoscere la clausola sociale per il passaggio dei dipendenti coinvolti nel cambio di appalto, così le società nuove hanno deciso di applicare il contratto collettivo di vigilanza e servizi fiduciari, con un minimo salariale inferiore, invece del contratto nazionale del multiservizi con il quale erano assunti da Gsa, e che garantiva loro uno stipendio migliore.
«Una scelta inaccettabile, frutto della pessima politica degli appalti al massimo ribasso che scaricano i costi sulla pelle dei lavoratori» tuona Alberto Irone, segretario generale della Filcams Cgil di Treviso, decisa ad incontrare nei prossimi giorni i lavoratori e a chiedere l’interessamento diretto dei vertici dell’Usl 2 e dell’Azienda Zero per sistemare una questione che «drammaticamente impatterà sui redditi di 30 famiglie trevigiane e inevitabilmente sul servizio».
Dura anche la posizione del consigliere regionale Pd, il trevigiano Andrea Zanoni, che definisce «vergognoso che ci siano paghe del genere in strutture pubbliche, una sforbiciata troppo pesante per persone che già prima non guadagnavano cifre straordinarie e che magari, complice la crisi, saranno pure costrette ad accettare una paga da fame».—
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