Porta Calvi, 4 milioni per il castello
Dopo il maniero Romano, altro colpo immobiliare lungo le mura cittadine. A metterlo a segno due rampolli d’oro

TREVISO. La vendita è di quelle che fanno il «botto»: per circa 4 milioni di euro è passato di mano il «castello di Porta Calvi». A mettere a segno l’affarone - in origine i proprietari avevano chiesto il doppio - è stata una coppia della Treviso Bene: i coniugi Enzo Stefanelli e Patrizia Compiano. Il primo, erede della famiglia ex titolare della Siamic; la seconda, figlia di Arnaldo, titolare dell’omonima azienda di vigilanza, ex consigliere comunale e presidente della commissione Cultura.
Pare che l’affare (per chi ha acquistato, di certo si tratta di questo, visto che erano corse cifre ben più alte) sia stato concluso anche con una serie di concambi immobiliari. Non si sa se la coppia Stefanelli-Compiano vi si sia trasferita, ma di certo il «castello» è già tornato a vivere. Primo segnale importante: la risistemazione del tetto, la potatura dei grandi alberi del giardino e, soprattutto, le luci accese all’interno anche di notte, con ovvia moltiplicazione dell’effetto-fiaba.
Un altro «castello moderno» lungo la cinta muraria ha dunque trovato nuovi padroni: dopo che tre anni fa era andato a segno l’affare del Castello Romano, costruito alla fine dell’Ottocento e acquistato dalla «Nice» dell’imprenditore opitergino Lauro Buoro, ora è toccato al «maniero delle favole» di Porta Calvi. Costruito sì - a dispetto delle torri e dei pinnacoli - nel primo Dopoguerra, ma indubbiamente suggestivo e collocato in modo splendido, era stato anche set del film «Dimmi che fai tutto per me», (firmato a metà degli anni’70 da Pasquale Festa Campanile), con protagonisti Johnny Dorelli e Pamela Villoresi.
La singolare costruzione era apparsa sul mercato immobiliare già nel 2007, quando il titolare, l’imprenditore Cellini (detto «il russo» per via degli ascendenti per parte di madre) era deceduto, lasciando in eredità il non ordinario immobile.
All’epoca avevamo dato la notizia della messa in vendita, registrando la voce di un prezzo di 3 milioni. Le eredi Tiziana e Maria Cristina Cellini avevano subito precisato: «il castello costa più di 3 milioni». Ne avevamo preso nota. Pur non avendo l’urgenza economica di vendere, le eredi parevano poco inclini a sopportare il gravoso mantenimento del castello. Certamente lo sforzo finanziario, per eventuali acquirenti, era importante, ma quella stuttura (ad ampia metratura interna, affacciata sull’acqua delle Fosse e su San Nicolò, con torri e pinnacoli tali da meritarle il soprannome di «castello delle favole» e la bonaria ironia dello scrittore Giovanni Comisso, che lo citò tra le pretenziose dimore costruite dai ricchi dopo i bombardamenti) si prestava e si presta a molteplici usi.
Per ora, almeno ufficialmente, la coppia acquirente ha detto di volerci andare a vivere, nel rispetto della destinazione d’uso «abitativo-residenziale». Ma, considerata l’ampiezza del fabbricato, la bellezza della posizione e la portata dell’investimento, non sembra escluso che il «castello» possa essere destinato a un uso meno privato. Ad esempio, quello alberghiero di fascia alta, un «resort» o un «relais» che potrebbe soddisfare i palati più fini. Le possibilità di parcheggio in zona, tra l’altro, sono notevoli e a questo devono avere pensato anche i numerosi imprenditori cittadini che ci avevano «fatto un pensierino». Per sè o come investimento.
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