Porcini, finferli, ciodet: Il grande tesoro nascosto dei boschi della provincia di Treviso

Le giornate di pioggia alternate al sole hanno favorito la proliferazione dei funghi Gli esperti lanciano un appello perché la raccolta avvenga nel rispetto ambientale

TREVISO. Qualche temporale alternato a giornate ancora calde e umide. E i funghi cominciano a proliferare nei nostri boschi: porcini, finferli e ovuli fanno capolino per la gioia degli appassionati. Andar per funghi è un hobby spesso solitario anche se alcuni preferiscono condividere la passeggiata, festeggiando il raccolto nell’osteria del paese.

Una soddisfazione che tocca il portafoglio poiché per raccogliere funghi è necessario munirsi del “titolo di raccolta”: la ricevuta del versamento stabilito dai vari enti coinvolti: Comuni, Province, Comunità Montane. Le tassazioni sono diverse ed esistono fasce giornaliere, mensili, annuali che riservano agevolazioni a chi risiede nel territorio. I permessi costano in media 10 euro al giorno con differenze notevoli tra pianura e monti, consultabili nel sito funghimagazine. it, alla sezione regolamenti.

Occhio ai divieti. In ogni caso bisogna fare attenzione a dove si cammina e ad eventuali cartelli di divieto che i proprietari hanno la facoltà di collocare all’interno dei loro terreni. Prima di partire è meglio dare un’occhiata anche al calendario perché ogni provincia e regione ha giornate riservate e quantità precise.

Con un invito trasversale riportato in tutti i siti: attenzione ai gesti avventati perché riconoscere i funghi, magari portandosi dietro la guida fotografica, non è così semplice come sembra e ogni anno si registrano intossicazioni dovute a chi per errore inserisce nel mucchio dei funghi buoni qualche esemplare tossico.

E non c’è neppure da fidarsi dei simpatici chiodini dall’inconfondibile stelo a grappolo perché anche questi, se non approcciati in modo corretto in cucina, possono rivelarsi dannosi.

i Ciodet. Il ciodet (Armillaria Mellea), specie tra le più raccolte nella pedemontana trevigiana, diventa commestibile soltanto da cotto con un procedimento che prevede una prebollitura di almeno 15-20 minuti, l’eliminazione dell’acqua e la successiva cottura definitiva. In genere tutti i funghi vanno cucinati a parte qualche eccezione.

E se il porcino per tutti è il re dei boschi, in pianura pullulano i gustosi pioppini o piopparelli, che assomigliano un po’ai cugini chiodini ma hanno la particolarità di nascere sui tronchi degli alberi, pioppi in primis (da cui prendono il nome).

La guida. Il Ministero della Salute ha realizzato l’opuscolo: “ I funghi: guida alla prevenzione delle intossicazioni”, consultabile nel sito www. salute. gov. it ma per chi ha è già tornato a casa con il proprio cestino pieno e nutre dei dubbi, l’Ulss 2 Marca Trevigiana mette a disposizione gratuitamente i propri esperti alla Madonnina in via Castellana 2 per il distretto di Treviso, all’Ufficio Tecnici della Prevenzione di Conegliano in via Manin 110 (presso l’ospedale De Gironcoli) per il distretto Pieve di Soligo, al Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione di Montebelluna in via Alighieri 12 per Asolo.

Rischio intossicazione. Nel caso si sospetti un’intossicazione, è fondamentale non lasciarsi prendere dal panico ma rivolgersi subito al 118 o al Pronto Soccorso, portando con sé all’ospedale i resti della raccolta e gli avanzi del pasto per farli esaminare. Nell’attesa del soccorso medico non bisogna ingerire alcool né caffè, ma abbondante acqua per cercare di depurare l’organismo.

Certo i funghi, quando bollono in pentola pronti a tuffarsi nella polenta, come scrivono Fernando e Tina Raris nei loro libri, sembrano innocui e appetitosi, ma è bene essere prudenti; lo suggeriscono le associazioni presenti in provincia, a partire dal gruppo Micologico Saccardo di via Cal di Breda 132 a Treviso nel cui sito gruppomicologicosaccardo si trovano consigli su quello che si deve e non si deve fare, anche nel rispetto dell’ambiente.

Raccogliere solo ciò che si conosce bene, usare un coltellino per liberare il terriccio, pulire bene il fungo senza danneggiarlo in modo da consentirne l’identificazione. La regola è sempre quella del buon senso e della buona educazione: nel bosco siamo ospiti e non padroni. 
 

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