Ponte di Piave, demolita l’ultima casa del Settecento

Capogruppo di opposizione denuncia, il sindaco risponde: «Nessun vincolo su quell’edificio»

PONTE DI PIAVE. Sta diventando un caso l’edificio di via Terreni abbattuto dall’amministrazione comunale la settimana scorsa: l’immobile era l’ultimo esempio rimasto di edilizia settecentesca a Ponte di Piave.

Il capogruppo della minoranza Fare per Ponte Claudio Rorato denuncia il fatto affermando di aver proposto all’amministrazione comunale la vendita dell’immobile a diverse persone interessate e annuncia un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale. Dalla maggioranza replicano: «Nessuna lettera di Rorato è pervenuta in Comune». L’edificio è stato abbattuto giovedì scorso: era un’adiacenza del complesso Gasparinetti, realizzato alla fine del 1600 e costitutito da due ville e relative barchesse, una costruzione povera ma con archi e pietra d’Istria, l’unica parte sopravvissuta alle bombe della prima guerra mondiale.

L’edificio era disabitato e inutilizzato da decenni, coperto da un folto strato di spessa edera che lo nascondeva alla vista. Prima dell’abbattimento, l’impresa che ha effettuato i lavori, ha eliminato l’edera rendendolo visibile a tutti per poche ore. «Durante il suo sopralluogo la Soprintendenza non ha effettuato indagini approfondite trovandosi un edificio completamente nascosto dall’edera e pericolante», afferma il consigliere Claudio Rorato. «Appena sono venuto a conoscenza della volontà dell’amministrazione di abbattere l’edificio, ho sentito personalmente diverse persone disposte ad acquistarlo e ho scritto al sindaco. Sono stato ignorato e l’edificio abbattuto». Annuncia Rorato: «Nei prossimi giorni presenterò un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale in quanto avrebbero potuto vendere l’edificio guadagnandoci qualcosa invece che spendere denaro pubblico per abbatterlo. Inoltre al suo posto, essendo sopraggiunta una dichiarazione di ‘area incongrua’, non potrà essere costruito nient’altro. L’antico edificio poteva essere salvato».

Il sindaco Paola Roma chiarisce che la Soprintendenza aveva dichiarato che sull’edificio non sussisteva alcun interesse culturale, ma che sono state mantenute le lastre di pietra d’Istria della pavimentazione, pur in assenza di alcuna prescrizione da parte della Soprintendenza.

Il capogruppo di maggioranza Fabio Buriola inoltre commenta: «Non è pervenuto alcuna lettera da parte di Rorato né all’amministrazione né all’ufficio tecnico. Discutiamo di questa questione da oltre un anno e nell’ultima votazione del luglio scorso si era pure astenuto. Sapeva benissimo della questione, non capisco perchè venga fuori con questi discorsi ora».

 

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