Polo Fiere del Piave C’è Santa Lucia e Godega resta fuori
CONEGLIANO. Non c’è Godega nel progetto delle “Fiere del Piave”, tenuto a battesimo ieri a Longarone, nel corso della Mostra internazionale del gelato, da Riccardo Szumski, sindaco di Santa Lucia di Piave, Andrea Cereser, primo cittadino di San Donà di Piave, e Oscar de Bona, presidente di Longarone Fiere. «Godega non c’è perché non si trova nel bacino del Piave» spiega Szumski, mentre attende la benedizione di Zaia, «semmai potrà entrare in un secondo momento». «Il micropolo fieristico è nato dall’idea» come spiega De Bona «di non soccombere alla grande holding che si sta materializzando tra Verona e Vicenza e che potrebbe comprendere, in futuro, anche Padova. Cade dalle nuvole, Alessandro Bonet, sindaco di Godega: «Di questo progetto non so assolutamente niente, nessuno me ne ha parlato, l’ho letto sui giornali. Ho chiesto informazioni al governatore Zaia, perché con la Regione abbiamo stiamo discutendo del nostro futuro». E Zaia? «Il presidente sembra orientato verso un unico polo regionale. Giovedì scorso il Comune di Godega ha insediato la Commissione Fiera che ha il compito di decifrare il futuro dell’attività. Ma l’aggregazione alle Fiere del Piave è una prospettiva che non ci poniamo. D’altra parte conveniamo sulla necessità che in campo fieristico non esploda una guerra fra poveri». È ormai prossima l’antica Fiera di Santa Lucia e sarà quella la sede in cui il contesto si preciserà meglio. Il quale ribadisce il suo pensiero: che non è sicuramente quello delle fiere-spezzatino, specie nell’imminenza dell’Expo 2015: «Ho sempre auspicato che le nostre fiere non si facciano la guerra, e cioè che corrano verso l’aggregazione ed economie di scala, a cominciare dall’organizzazione di cartelloni unici; già questa metodologia significherebbe avere più potere penetrante rispetto al consumatore». Niente sovrapposizioni, dunque, tra i diversi cantieri espositivi: «Si vada verso un polo fieristico regionale unico» è la sintesi conclusiva di Zaia. Che non è esattamente quello che si propongono Szumski, De Bona e Cereser. «Noi ci abbiamo messo la faccia e ci confronteremo con gli altri interlocutori» puntualizza Szumski «non abbiamo nessuna volontà autarchica discriminatoria, ma ci poniamo un obiettivo: la promozione del più tipico made in Veneto».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso