Piromane per ripicca «Fu lui a dare fuoco alle nostre pizzerie»

A giudizio pizzaiolo di Montebelluna: il suo locale non aveva ottenuto il permesso per i plateatici, i suoi concorrenti sì
Di Fabio Poloni

MONTEBELLUNA. «Lo riconosco, era lui. La sua camminata è inconfondibile. E poi era vestito da pizzaiolo, con pure adosso gli zoccoli bianchi». Dopo aver visto le immagini delle telecamere di sicurezza, il titolare della pizzeria “Stella” di Montebelluna non ha dubbi: a dar fuoco al plateatico del suo locale è stato Marco De Giorgio, finito a processo con l’accusa di danneggiamento seguito da incendio (articolo 424 del codice penale). Il movente, secondo l’accusa, potrebbe essere quello dei plateatici: alla “Stella” e alla “Terrazza” (altra pizzeria finita nel mirino del piromane) erano stati autorizzati, mentre allo “Stival d’Oro”, locale di proprietà della moglie di De Giorgio, era stato negato un ampliamento con il posizionamento di tavolini verso la strada principale.

I roghi risalgono a quasi quattro anni fa, nel luglio del 2009: una dopo l’altra erano state colpite la “Stella” di piazza Tommaseo e la “Terrazza” di via Montegrappa, due tra le pizzerie più note della città. Nella prima era stato sparso liquido infiammabile su tavolini, sedie, porte: tutta la scena, dall’arrivo in macchina del piromane allo spargimento da una tanica di liquido infiammabile, fino al colpo d’accendino con cui era stata provocata la fiammata, era stata immortalata dalla telecamera di controllo. Nella seconda pizzeria erano stati dati alle fiamme tavoli e sedie all’aperto, ed era stata danneggiata dal fuoco pure la tenda di copertura. Danni consistenti, di diverse migliaia di euro. Ci sono voluti circa tre anni prima che le indagini di carabinieri e Procura giungessero a una conclusione, portando De Giorgio a processo, difeso dall’avvocato Fabio Pavone.

Il filmato deve ancora essere visualizzato dal giudice. Il titolare della “Stella”, ieri, comunque ha ammesso che il volto del piromane non è riconoscibile dalle immagini. Anche i carabinieri del Ris di Parma, interpellati per una perizia, hanno confermato che non è possibile una valutazione antropometrica per risalire all’identità del piromane. Punti a favore della difesa, che contesta l’oggettività del riconoscimento. Si torna in aula con la prossima udienza a maggio.

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