Pignoramento illegittimo Condannata Equitalia

Quel pignoramento era illegittimo: Equitalia condannata a pagare i danni. L’ente di riscossione sarà costretto a risarcire i danni non patrimoniali e le spese legali sostenute dalla controparte per la sua azione illegittima nei confronti del primario di chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale di Treviso, Giovanni Mazzoleni. «Nonostante le diffide e i pronunciamenti delle commissioni tributarie provinciale e regionale, Equitalia è andata avanti con una forma di persecuzione che ora il giudice ha punito», dice il legale di Mazzoleni, l’avvocato Fabio Capraro.
A pronunciarsi ieri a favore del medico è stato il giudice di pace di Treviso, Gianfranco Vettorel. Equitalia dovrà versare al professionista circa quattromila euro in tutto: l’ente di riscossione aveva cercato, nonostante le ripetute diffide, di procedere al pignoramento di circa 18 mila euro dalla pensione del primario. Mazzoleni era stato vittima in precedenza di un errore dell’Agenzia delle entrate che aveva rilevato nei suoi confronti una presunta evasione fiscale da 12 mila euro (divenuti 18 mila con gli interessi) che si era però rivelata inesistente. Il primario, assistito dall’avvocato Capraro, aveva presentato e vinto un doppio ricorso, sia in sede di commissione tributaria provinciale, sia in commissione regionale. L’Agenzia delle entrate fu costretta così ad annullare la cartella esattoriale, ma nonostante ciò Equitalia proseguì dritta per la sua strada nel tentativo di pignoramento. L’ammissione di errore, e le conseguenti scuse, erano state decisamente tardive. «Non erano i soldi che volevamo, bensì giustizia», dice l’avvocato Capraro.
Una vicenda simile ha trovato epilogo analogo qualche settimana fa: una sentenza del giudice civile ha bloccato la società di riscossione annullandone un provvedimento di pignoramento a carico di un’azienda. Il pronunciamento del giudice è arrivato a fine marzo. Tutto ha inizio nel luglio del 2011 quando Equitalia fa scattare nei confronti di una società debitrice un pignoramento mobiliare da 150 mila euro. Beni sui quali la società di riscossione intende mettere i sigilli per poi venderli all’asta: si tratta dei macchinari dell’azienda. Nel frattempo la società debitrice ha ceduto i beni in questione a un’altra società attraverso un contratto d’affitto. I macchinari, insomma, sono ora nella disponibilità di un terzo (un’azienda dai conti sanissimi) che nulla c’entra e che non ha alcuna pendenza con Equitalia. La procedura avviata dalla società di riscossione rischia di bloccarne, ingiustamente, l’attività. Per scongiurare tale rischio, parte una lettera all’ente di riscossione. Ma Equitalia non risponde e tira dritto fissando la vendita all’asta dei macchinari. L’azienda è costretta così a rivolgersi al Tribunale di Treviso presentando un ricorso con il quale chiede l’annullamento del pignoramento. Il giudice sospende immediatamente l’esecutorietà del provvedimento, bloccando l’asta e garantendo alla società che ha i beni in affitto di continuare regolarmente la sua attività. E lo scorso marzo è arrivata la sentenza del giudice Fazzini che ha stoppato Equitalia annullandone il provvedimento e dichiarando illegittima la procedura. Ma non basta: il tribunale di Treviso ha altresì condannato la società di riscossione a pagare le spese legali per un totale di circa 10 mila euro.
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