Picchiata e umiliata dal marito «Così ho ricostruito la mia vita»

S., madre di due ragazzi che oggi hanno 21 e 17 anni, per anni ha subito la violenza fisica e psicologica del marito riuscendo infine a dire basta. «Fin da che è nato il mio primo figlio», racconta,...

S., madre di due ragazzi che oggi hanno 21 e 17 anni, per anni ha subito la violenza fisica e psicologica del marito riuscendo infine a dire basta. «Fin da che è nato il mio primo figlio», racconta, «sono stata sia madre che padre, perché mio marito si disinteressava del tutto del suo ruolo di genitore. Non c’era per le esigenze pratiche dei bambini né si preoccupava del loro benessere psicologico. I miei figli infatti erano sempre testimoni delle violenze, chiamati a questo ruolo da mio marito, che non mancava di sottolineare, anche con loro, la mia inadeguatezza e nullità». Nel 2006, finalmente, S. ha trovato la forza di chiedere la separazione: «Un gesto che scatenò l’ira del mio compagno», prosegue, «che mise in atto nei miei confronti una violenza anche sul fronte economico, costringendomi a provvedere da sola a me e ai bambini pur non avendo io allora un lavoro per scelta condivisa». La decisione di lasciare il marito è stata determinata soprattutto dalla necessità di proteggere i figli, «ai quali, rimanendo in casa a subire», spiega, «stavo dando un’immagine di donna e di mamma sbagliata, che poteva essere calpestata e offesa. La mia figura di madre», continua, «era stata demolita ed ero ormai delegittimata del mio ruolo: se sgridavo i bambini, loro chiamavano il padre, che non mancava di ribadire quanto fossi inutile». Con la separazione S. è riuscita a riappropriarsi del suo ruolo, nonostante non sia stato facile. Il maggiore aiuto lo ha trovato ancora una volta in se stessa, grazie a quella dote che in psicologia è identificata con il termine “resilienza”, ovvero la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici e riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. «Ho dovuto prima fare marcia indietro», conclude, «ricostruire me stessa e il mio valore di persona e, quando i miei figli mi hanno percepita più sicura e serena, si sono riavvicinati senza bisogno di strategie o grandi discorsi. Ora siamo noi tre, una famiglia che si vuole bene e si rispetta». (i.t.)

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