Pestato e rapinato dalla banda delle villette

ODERZO
Terrore a Oderzo per rapine in due abitazioni, nel giro di poche ore. L'episodio più impressionante si è svolto giovedì sera, verso le 20, nella villetta di Flavio Chiara, in via Magera. Tre individui hanno bloccato Flavio mentre stava per uscire di casa. Lo hanno aggredito, minacciato di morte con tre pistole puntate, percosso e legato. Il terzo episodio ieri pomeriggio, in una casa di via Coletti. Qui i ladri sono entrati nella villetta bifamiliare. Ventiquattro ore di puro terrore a Oderzo. Flavio Chiara il giorno dopo racconta l'aggressione: «E' dura da superare. Giovedì sera, verso le 20, stavo per usicre e raggiungere la mia familgia in un ristorante dove si stava festeggiando una nostra collaboratrice con noi da venti anni». La famiglia Chiara è proprietaria della nota fioreria opitergina e Flavio segue in prima persona l'attività della floricoltura ingrosso di via Maggiore a Piavon. «Quando ho aperto la porta sul retro della casa, tre persone mi hanno minaccato puntadomi addosso le pistole, pistole vere, mi hanno fatto entrare. Volevano che io li portassi alla cassaforte. Non abbiamo la cassaforte e non teniamo né denaro né gioielli in casa. Ma loro non volevano credermi. Mi hanno urlato più volte: «Ti uccidiamo». All'inizio ho cercato di reagire, credo di aver tentato di sferrare un pungo - racconta Flavio Chiara - poi mi sono reso conto che le cose si facevano serie. Mi hanno dato un colpo alla nuca con una pistola. Mi hanno legato con le maniche di una camicia e con il filo del telefono. Poi mi hanno chiuso in bagno. Hanno preso 800 euro e le chiavi della mia Bmw 335. Non li ho visti uscire. Ma la macchina so che è stata ritrovata verso le 23 con una pistola che aveva l amatricola abrasa. Quando ho potuto liberarmi sono uscito scavalcando la finestella del bagno e sono corso a chiedere aiuto ai vicini. Mi hanno aiutato, hanno telefonato ai miei familiari e poi ai carabinieri, che sono arrivati subito». Flavio Chiara era stato colpito alla testa dal calcio di una pistola, quindi il fratello Alessandro, appena arrivato in casa, lo ha accompagnato al Pronto soccorso. «Mi hanno dimesso subito perché la ferita non era preoccupante e le botte che ho preso sono ematomi». Chiara non parla dei dettagli, tiene rigoroso riserbo anche sulla lingua parlata dai aggressori. «Questo non lo ricordo», afferma l’imprenditore opitergino. Un'aggresisone che ricorda nelle modalità quella subìta pochi anni fa a Fossalta Maggiore dalla familgia Borga. (g.p.)
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