Pesce ordinato e non pagato: truffa da centomila euro

Azienda creata ad hoc raggira due grossisti con assegni scoperti. Le indagini della Guardia di finanza portano quattro persone a processo

Marco Filippi
Pesce sequestrato dalla Guardia di finanza
Pesce sequestrato dalla Guardia di finanza

Per aver fatto due ordini consistenti da altrettante aziende fornitrici di pesce all’ingrosso, quattro persone saranno processate per truffa aggravata. Un raggiro a cinque zeri, scoperto dai titolari delle due aziende, una ligure e una laziale, quando hanno cercato di portare all’incasso gli assegni, purtroppo risultati scoperti.

Le indagini della Guardia di finanza hanno poi permesso di risalire alle menti della truffa. Quattro gli imputati che finiranno davanti al giudice: Maurizio V., 69 anni, Saverio S., 65 anni, Carmine D.N., 62 anni, e Mario P., 75 anni.

L’azienda apri & chiudi

Una truffa ben architettata, messa a segno nell’arco di un mese con la tecnica dell’azienda apri & chiudi. In altre parole, la fantomatica azienda di commercio di pesce è stata aperta, soltanto sulla carta, a Dosson di Casier, ai confini con Treviso, ad un indirizzo di comodo esclusivamente per mettere a segno il “colpo” e poi sparire. Il raggiro, non a caso, risale ai mesi di settembre e ottobre del 2018.

È in quel breve lasso di tempo che è stata messa a segno la consistente truffa, camuffando la sede fittizia in un’azienda di Dosson, con recapiti telefonici intestati a uno dei quattro imputati. Un’azienda in apparenza regolare, con un proprio sito internet in modo da rassicurare i fornitori.

Due le ditte finite nel mirino dei truffatori: la Liguria Surgelati di Genova e la Blu Ais srl di Roma. Alla prima è stato fatto un ordine di pesce per 75 mila euro mentre all’altra un ordine per 25 mila euro. Non è escluso che siano state contattate altre aziende, che non sono però cadute in trappola. Oppure che non abbiano denunciato il raggiro.

Gli ordini e gli assegni scoperti

Di certo, i due consistenti ordini presentati alle due ditte ligure e romana sono regolarmente stati consegnati all’azienda fittizia di Dosson che ha pagato con assegni da incassare a fine mese, naturalmente dopo che l’azienda fittizia era già stata smantellata. Così è successo.

Quando i titolari delle due aziende raggirate hanno scoperto di essere stati pagati con assegno cabriolet, hanno subito denunciato il fatto alle forze dell’ordine ma dell’azienda di Dosson non c’era più traccia.

L’indagine

È dall’analisi dei tabulati telefonici che è partita l’indagine dei militari delle Fiamme gialle, che sono riusciti a risalire ad uno ad uno dei componenti del gruppo che ha messo a segno la truffa da centomila euro. Con ogni probabilità, il pesce ottenuto grazie alla truffa è stato poi venduto a prezzo di favore, a pescherie o ristoranti compiacenti, senza fatturazioni, naturalmente.

Al termine delle indagini, il sostituto procuratore della Repubblica di Treviso, titolare del caso, ha notificato ai quattro imputati un decreto di citazione diretta a giudizio: nei prossimi giorni compariranno davanti al giudice monocratico per rispondere in concorso del reato di truffa aggravata.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso