Permessi facili, 2 indagati in Prefettura

Roberto Pizzolato e Grazia Ivone accusati di abuso d'ufficio. Denunciato anche Lorenzo Grassotto
 Il sogno, pagato lautamente, di avere una vita da immigrato regolare in Italia si infrangeva in maniera sistematica. Le carte erano false, il lavoro non c'era. Due dipendenti della Prefettura, Roberto Pizzolato e Grazia Ivone, e l'imprenditore Lorenzo Grassotto, ultimo segretario amministrativo della Dc trevigiana, sono indagati dalla Procura di Vicenza nell'ambito dell'operazione Sialkot (dal nome della provincia pakistana da dove giungono molti altri indagati) per abuso d'ufficio e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. In cella è stato accompagnato Muhammad Razzaq, 50 anni, residente a Mussolente, presidente dell'Associazione Pakistani di Vicenza. Era lui, secondo l'accusa, il vertice dell'organizzazione criminale nella quale sarebbero coinvolte in totale 30 persone, fra cui i due funzionari pubblici accusati di abuso d'ufficio.  Da un anno e mezzo Raaq faceva arrivare dal Pakistan suoi connazionali, clandestini in Italia. Ciascuno di loro gli pagava circa 10 mila euro, che per un pakistano è un'enormità, in grado di far contrarre debiti ad una famiglia per generazioni. Non a caso la madre di una vittima della gang, venuta a conoscenza dell'inganno, è morta di crepacuore. I pakistani giungevano in Italia con un contratto nominativo: un'azienda era pronta ad assumerli stagionalmente. Per questo veniva dato loro un permesso di soggiorno temporaneo. In realtà, però, da quanto accertato dagli investigatori, quel posto di lavoro non esisteva: nessuno di loro ha mai lavorato per le ditte che lo avevano assunto.  Si trattava solo di carte, sistemate da Razzaq con la complicità dei funzionari pubblici e di alcuni titolari di aziende compiacenti. Il meccanismo funzionava anche per la sanatoria colf e badanti. Nessun asiatico lo avrebbe mai fatto. Per questo la polizia ha denunciato non solo il presidente dell'associazione, che era un punto di riferimento per tutti i connazionali vicentini. Sono stati indagati pure Roberto Pizzolato, 54 anni, di Silea, dipendente del ministero dell'Interno addetto allo Sportello Unico per l'Immigrazione della prefettura di Treviso, e la sua collega Grazia Ivone, 59, di Treviso, della direzione provinciale del lavoro, distaccata al Sui. L'ipotesi è di abuso d'ufficio, perché avrebbero anticipato appuntamenti o dato notizie sullo stato delle pratiche. Il giro d'affari illecito stimato dagli inquirenti è di qualche centinaio di migliaio di euro. L'indagine era scattata in seguito alla denuncia di due pakistani, che hanno rischiato grosso a presentarsi in questura perché i loro famigliari, in patria, sono in pericolo.  Per i clandestini una doppia beffa: quella di aver pagato per nulla una cifra spaventosamente alta per il tenore di vita delle loro famiglie, e il fatto che una volta scaduto il permesso temporaneo di soggiorno saranno costretti a tornare in patria pena l'arresto per la legge Bossi-Fini.

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