La pasticceria Tiffany presa a picconate dal ladro
Tornata in azione la “banda del topolino”: colpita una palazzina in zona Appiani, vicino la questura. Nei giorni scorsi razzie all’Acquasalsa, alla Colonnetta e vicino a Bakery

Locali e abitazioni ancora nel mirino dei ladri. Dopo le razzie dei giorni scorsi a Treviso, con colpi da Casellato in piazza San Vito e in zona Pescheria (Acquasalsa e lo studio accanto al bar Camelia Bakery), un ladro ha preso di mira la pasticceria Tiffany a Santa Maria del Sile, tentando di sfondare la porta a vetri d’ingresso a picconate. I vicini sono riusciti a metterlo in fuga prima che riuscisse a penetrare nel locale.
Blitz in pasticceria e alla Colonnetta
Il colpo nella notte fra domenica 30 novembre e lunedì primo dicembre, verso le 2.
«Alla seconda picconata i nostri vicini si sono affacciati al balcone e hanno urlato per far fuggire il ladro» racconta il titolare della pasticceria, Silvano Barbiero. «Nei minuti successivi è arrivata una pattuglia, nelle prossime ore sporgerò denuncia ai carabinieri» prosegue amareggiato penando alle migliaia di euro di costi di riparazione della porta. Non è la prima volta che il locale viene preso di mira dai ladri.
Due anni fa un’altra effrazione costatagli oltre al danno materiale anche il denaro custodito nella cassa sottratta. Risale alla notte precedente la spaccata all’osteria alla Colonnetta in vicolo Palestro da cui uno o più malviventi hanno rubato centinaia di euro dal fondo cassa dopo aver divelto la porta d’entrata con un piede di porco.
Dopo l’Acquasalsa si tratta del secondo locale di proprietà di Paolo Lai colpito nel giro di pochi giorni. In Pescheria sono entrati mercoledì notte scardinando la porta e rubando 500 euro dal fondo cassa.
Razzie nelle abitazioni
E non è ancora finita. In città durante il fine settimana è ritornata la “banda del topolino”. Con una particolare chiave passepartout, conosciuta come chiave topolino o georgiana, i ladri aprono le porte blindate di appartamenti, senza lasciare tracce.
Diversi i colpi, uno al secondo piano di una palazzina in zona Appiani, in una laterale di viale Monte Grappa, a cento metri da piazza delle Istituzioni.
«Siamo stati fuori per il weekend e quando siamo tornati domenica verso le 15.30 abbiamo trovato la porta d’ingresso che non era chiusa a chiave», racconta Alessandro Bin. In un primo momento ha pensato a una dimenticanza, non c’erano segni di effrazione.
«La polizia ci ha detto che è stata utilizzata una chiave topolino – spiega – e che eravamo “in coda” perché nel fine settimana c’erano stati altri furti analoghi». Ma, quando il professionista ha visto il suo computer gettato sul divano insieme a delle carte, ha capito che si erano introdotti dei ladri. Poi la devastazione nelle due camere, dove sono spariti alcuni orecchini e qualche collanina, le fede dei genitori, per un valore di qualche migliaia di euro.
«Non teniamo niente di valore, il fastidio è sapere che sconosciuti sono entrati in casa, al di là del danno – racconta il 59enne – Forse ci hanno tenuto sott’occhio. Questa è la nostra casa di famiglia da sempre, ho sempre vissuto qui e non è mai accaduto nulla. Adesso ci doteremo di un sistema di sicurezza e un decoder, perché non bastano nemmeno le porte blindate».
Come agiscono
L’anomalia non consiste solo nell’utilizzo della chiave passepartout, con cui durante l’estate erano avvenuti decine di furti da Treviso a Conegliano, ma la concomitanza con i giorni di vacanza di tutta la famiglia.
Altri appartamenti in quel condominio di zona Appiani non sono stati toccati. Era già avvenuto in altri episodi simili.
La banda in qualche modo, attraverso un basista o altri canali, prende informazioni per svaligiare alloggi momentaneamente non abitati. In questo modo i ladri hanno tutto il tempo di rovistare con calma, sperando di trovare qualcosa di prezioso, oppure una cassaforte. Ladri accorti che passano inosservati all’interno dei condomini e non lasciano tracce. —
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