Parto in acqua, a Montebelluna vasca fuori uso: protestano le mamme

montebelluna. Future mamme in fuga dal San Valentino, il servizio dell’Ostetricia è sospeso da almeno nove mesi 

MONTEBELLUNA. La vasca per il parto in acqua è rotta da nove mesi. All’ospedale San Valentino protestano le future mamme. E la polemica corre anche sui social network. «Mio figlio è nato il 7 gennaio ma la vasca era ancora fuori uso e non ho potuto adoperarla», racconta una mamma. «Io ho partorito nel mese di febbraio, il parto in acqua è stato impossibile anche per me.

Un’ostetrica mi ha detto che ci vorranno mesi per aggiustare la vasca perché mancano i soldi», aggiunge un’altra partoriente. «Divento mamma per la prima volta e volevo provare il travaglio in acqua, sapete dirmi in quali altri ospedali c’è la vasca? ». Il disservizio al San Valentino si trascina da tempo, così come il malcontento delle mamme prossime a dare alla luce il proprio bimbo con un parto fisiologico che non potranno ricorrere alla piccola piscina del reparto che è fuori uso.

Alcune di loro vorrebbero poter scegliere la vasca per gestire il travaglio in modo più naturale, un servizio offerto negli ospedali di Castelfranco e Oderzo, mentre a Treviso la vasca non esiste ancora e verrà creata nella futura Cittadella della Salute. «Il parto in acqua ha un duplice vantaggio che riguarda il dolore e il rilassamento. Lo stare immerse nell’acqua ha una funzione analgesica e allo stesso tempo consente di rilassare i muscoli coinvolti nel parto. Di conseguenza, permette alle mamme di stare un po’ meglio nel dolore, sentendone meno», spiega Giulia Simioni, ostetrica a domicilio che collabora con Il Melograno di Treviso e gestisce il sito www. ostetricamente.com. La scienza è concorde nel dire che l’opzione in acqua permette una minore medicalizzazione del parto, riducendo il ricorso all’epidurale e altri trattamenti farmacologici.

«L’elemento acqua aiuta la donna sia all’interno della vasca con acqua tiepida, ma anche attraverso altre modalità come la doccia e le spugnature calde», aggiunge Simioni, «L’uso dell’acqua non è per tutte, ci sono delle condizioni che lo permettono in termini di immersione nella vasca, ad esempio il fatto che il travaglio debba essere “attivo”, cioè con contrazioni ravvicinate. La durata dell’immersione non dovrebbe superare le due ore. L’ideale in questi casi è un’immersione e poi un momento a terra, intervallati fino al parto».


 

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