Dieci indagati per l’omicidio di Francesco Favaretto a Treviso. Trappola prima del fendente mortale
Le indagini sull’omicidio di via Castelmenardo. Ai tre giovani in carcere per omicidio volontario si aggiungono due ragazze a cui viene contestato il concorso nel delitto. Il gruppetto si era avvicinato facendogli credere di voler acquistare l’hashish

L’aggressione ai danni di Francesco Favaretto, il 22enne morto il 23 dicembre scorso a causa delle ferite inferte da una coltellata al fianco e da un fendente alla carotide con un coccio di bottiglia, sarebbe stata perpetrata da una decina di giovani, minorenni e maggiorenni, che adesso risultano indagati a vario titolo, cinque di loro per omicidio.
Gli indagati
Tre sono indagati per omicidio volontario. Sono i due maggiorenni, Toluwaloju Mclinkspual Ade, 19 anni di Ponte di Piave, e Angelo Riccardo Ozuna, 18 anni di Treviso, responsabili delle coltellate inferte al costato sinistro della vittima, che ad oggi si trovano rinchiusi nel carcere di Santa Bona a Treviso e un minorenne, anch’egli rinchiuso nel penitenziario minorile trevigiano.
A loro si aggiungono due ragazze maggiorenni, indagate per concorso in omicidio, al momento a piede libero.
Ma stando al capo d’imputazione il numero degli indagati per omicidio potrebbe aumentare: «Favaretto riportava ferite da punta e taglio in sede latero-cervicale destra ed intercostale sinistra dalle quali, a distanza di alcuni giorni, derivava la morte per insufficienza multiorgano terminale conseguente a shock emorragico e pneumotorace sinistro, reato aggravato perché commesso da più di cinque persone», si legge nel procedimento.
Le responsabilità
Secondo le indagini, l’aggressione del 12 dicembre scorso in via Castelmenardo, è avvenuta perché il gruppo di ragazzi era intenzionato a rapinare Favaretto del panetto di hashish di 97 grammi circa, che nascondeva nei pantaloni. Hanno agito con violenza, facendogli prima credere di volerlo comprare.
L’attacco si è consumato in due fasi, in entrambe il gruppo composto da 12 ragazzi avrebbe colpito il 22enne ripetutamente con coltelli, calci e pugni. Nella seconda fase, quella più cruenta, e non ripresa nella sua interezza dalle telecamere della zona, si è aggiunto il coccio di bottiglia, l’arma che avrebbe provocato una delle due ferite più profonde.
Da valutare, in questa fase, il ruolo delle due ragazze, tra cui Abi Traore (difesa dall’avvocato Sabrina Dei Rossi), 19enne di Ponte di Piave fidanzata di Toluwaloju Mclinkspual Ade (assistito dall’avvocato Valentina Pignata). Secondo la difesa del minorenne, sarebbe stata la ragazza ad aver maggiormente contribuito al ferimento di Francesco alla carotide colpendolo, forse due volte, con la bottiglia di prosecco, circostanze da appurare in sede di indagine.
La chiusura delle indagini
Nei giorni scorsi, il pubblico ministero del tribunale dei minorenni di Venezia, Giovanni Parolin, ha notificato la chiusura delle indagini preliminari a carico del minorenne rinchiuso nel carcere di Santa Bona, accusato di aver colpito Favaretto con un pezzo di vetro che portava in tasca.
La posizione del giovane potrebbe cambiare: «Dalle immagini si evince che il minore avrebbe colpito solo nella prima fase, quando ancora non era stata inferta la ferita rivelatasi mortale, mentre nella seconda fase non avrebbe avuto nessuna arma», commenta il suo legale, l’avvocato Crea.
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