Treviso litiga ancora per le panchine: «Offesa la memoria di Gentilini»
Conte all’attacco di Django: «Non è stato uno spettacolo edificante e rispettoso». Villanova: «I centri sociali hanno toccato il fondo»

Genty divide. Pure dopo la sua morte, Giancarlo Gentilini anima il dibattito politico. Anche stavolta, come quasi 30 anni fa, è una panchina a far discutere, in questo caso quella portata ieri in piazza dei Signori dai manifestanti del centro sociale Django.
Una panchina per “omaggiare” la memoria di Giancarlo Gentilini. Verde, di plastica, molto simile a quelle che lo Sceriffo aveva fatto togliere nel 1997 da via Roma, è stata sistemata davanti alla porta della Prefettura in piazza dei Signori. «Il sindaco Gentilini ha reso questa città famosa in giro per l’Italia grazie alle sue affermazioni razziste, omofobe e fasciste», afferma Ruggero Sorci, del Django, «Noi oggi abbiamo deciso di rendere, come dire, di portare il nostro ricordo personale di Gentilini portando una panchina, una delle famose panchine che l’ex sindaco ha fatto togliere».
«Da giovedì abbiamo visto tanti articoli, tante dichiarazioni da parte di tanta gente che ha tentato di fare una rivisitazione storica rispetto a quello che è stato. Noi non ci stiamo, diciamo, a questa rivisitazione storica, per cui improvvisamente la morte cancella le cose che una persona ha fatto e ha detto durante la sua vita. Questo è il nostro ricordo per Gentilini».
Non appena posizionata in piazza dei Signori, la panchina è stata presa d’assalto da manifestanti e semplici cittadini. Un messaggio simbolico che ha avuto l’obiettivo di sottolineare che le cose possono cambiare. «Treviso non deve essere una città bomboniera», prosegue Sorci, «Ma un posto in cui devono convivere tante differenze. Noi festeggiamo la Liberazione portando in città una panchina che è simbolo della possibilità per le persone di stare insieme e poter discutere insieme. Purtroppo ci sono ancora tante persone che la pensano come l’ex sindaco». Gesto irrispettoso secondo Davide Acampora, consigliere comunale di Fdi: «Durante il corteo, lanciate offese inaccettabili».
«Quello andato in scena ieri sera non è stato uno spettacolo edificante e rispettoso. Non si sono visti particolari slanci democratici e dispiace perché alla mattina, in Piazza dei Signori, in occasione della cerimonia ufficiale del 25 aprile, l’applauso era stato unanime e sentito. La si può pensare diversamente e talvolta avere posizioni agli antipodi su alcuni temi, ma tutti - da destra a sinistra, anche i più fermi oppositori rispetto alle sue idee - hanno riconosciuto a Giancarlo Gentilini un ruolo da protagonista nella storia della Città. Tranne i soliti provocatori. In una giornata importante come il 25 aprile, un episodio da dimenticare, volgare e grottesco». Così il sindaco di Treviso Mario Conte sul corteo organizzato ieri da Django nel centro storico della Città.
Così invece Alberto Villanova, consigliere regionale leghista: «Con le offese a Giancarlo Gentilini, mancato da poche ore, i centri sociali hanno toccato il fondo. Al di là delle diverse idee politiche, serve rispetto, soprattutto nel momento del dolore. Loro, che scendono in piazza per diritti e pace, sono i primi ad incitare all’odio. Anche su chi non c’è più. I responsabili delle offese a Giancarlo sono indegni di Treviso».
«Bene hanno detto i nostri Consiglieri comunali Alberto Ciamini e Davide Acampora: quanto accaduto durante il corteo è semplicemente vergognoso - affermano Marina Bonotto e Luca Cogo, rispettivamente Coordinatore e Vice Coordinatore del Circolo cittadino di Fratelli d’Italia Treviso - Anche quest’anno il 25 Aprile è stato strumentalizzato dagli attivisti del CSO Django che, invece di ricordare la Liberazione, hanno approfittato della ricorrenza per sfilare per le vie del centro con cori volgari, dichiarazioni infami e provocazioni indegne verso chi in questa città ha rappresentato e rappresenta i valori del rispetto, della legalità e dell’identità. Parole e comportamenti che dimostrano, ancora una volta, quanto siano distanti dalla cultura democratica e istituzionale della nostra comunità».
«A Treviso chi vuole far rispettare le regole e garantire sicurezza e decoro urbano viene sistematicamente attaccato, deriso, insultato – proseguono Bonotto e Cogo – Questa volta, non paghi della solita propaganda, hanno avuto persino il coraggio di infangare la memoria del compianto Giancarlo Gentilini, Sindaco e Vicesindaco per vent’anni, uomo che ha dedicato la propria vita alla città, sempre in mezzo alla gente, antesignano di un modo concreto, diretto e popolare di amministrare. Un comportamento vile, quello messo in scena dai centri sociali e dalla sinistra, che offende l’intera comunità trevigiana. Gentilini ha fatto la storia di Treviso e la storia non si cancella con una panchina e quattro slogan fuori tempo massimo. Inaccettabile poi l’oscena provocazione dell’immagine della Premier Giorgia Meloni a testa in giù: un gesto vigliacco, infantile e gravemente offensivo verso le Istituzioni repubblicane del Paese».
«Django è ospitato da anni all’interno di un bene pubblico, l’ex Caserma Piave, e questo non è più tollerabile – concludono i due meloniani – Chi predica odio, insulta le Istituzioni, oltraggia i simboli della città e infanga la memoria di chi non può più difendersi, non può godere dell’ospitalità di uno spazio comunale. È ora di sgomberare, Django deve andarsene da lì. Treviso merita ben altro. E noi faremo la nostra parte perché questo accada».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso