Omicidio di Tovena, la difesa dei presunti aggressori: «Non l’abbiamo picchiato, è caduto a terra da solo»

La difesa dei fratelli Stella, interrogati prima in caserma a Cison e poi a Treviso Ora sono in carcere. Una fidanzata: «Perché sono fuggiti? Volevano linciarli»

TREVISO. «Gli siamo passati accanto e lui è caduto. Non l’abbiamo picchiato». Alberto, 31 anni, e Francesco Stella, 26, sono stati ascoltati dai carabinieri per tutta la notte e tutta la giornata di ieri. Le diverse testimonianze raccolte dagli investigatori avevano immediatamente concentrato sui due rampolli della famiglia Stella tutte le attenzioni.

Prima sono stati ascoltati, insieme agli altri testimoni, all’interno della caserma di Cison. Poi, verso le 15, sono stati trasferiti entrambi a Treviso dove nel pomeriggio è stata formalmente contestata l’accusa di omicidio preterintenzionale in concorso dell’operaio quarantacinquenne Alessandro Sartor.

I due fratelli Stella non sapevano che l’uomo era deceduto durante il trasporto all’ospedale. Quando i carabinieri li hanno rintracciati in casa di un amico nella zona, un paio d’ore dopo il litigio all’esterno del bar, sono letteralmente crollati.

La notizia della morte di Sartor ha creato in loro un profondo choc. Non potevano credere che una serata trascorsa a bere qualche drink potesse essersi trasformata in una tragedia e in una possibile accusa di omicidio. Per prima cosa i militari dell’Arma hanno raccolto le testimonianze di tutte le persone presenti al momento della lite. Successivamente, quando le diverse indicazioni iniziavano a confluire sui due fratelli, i carabinieri li hanno interrogati per raccogliere tutti gli elementi possibili per fare chiarezza sull’accaduto.

Prima all’interno della stazione di Cison, poi in via Cornarotta a Treviso dove sono stati trasferiti nel corso del pomeriggio di ieri. Per tutta la giornata la loro versione non è cambiata. Nessuna aggressione, Nessun pestaggio. Solamente un diverbio in seguito al quale l’uomo sarebbe crollato al suolo. «Quando siamo andati via non sapevamo che stava così male», hanno ribadito a chi li stava interrogando.

E i due non sapevano neanche che l’uomo era morto quando sono stati raggiunti dagli investigatori mentre si trovavano a casa di un amico poco distante dal luogo della tragedia, il bar “Al Bacaro”, nella frazione di Tovena. Per la Procura di Treviso gli elementi raccolti sono stati sufficienti per arrivare a contestare l’accusa di omicidio preterintenzionale. Già nelle prossime ore sarà fissato l’interrogatorio di convalida di fronte al giudice dell’udienza preliminare. Per la fidanzata di uno dei due fermati si sarebbero allontanati dopo l’episodio solo per evitare un linciaggio.

Rissa al bar, interviene per sedare gli animi e resta ucciso

MINACCE DI MORTE. Intanto, da ieri pomeriggio, ai due fermati sono state rivolte una serie di ingiurie e anche minacce di morte sui social network . 

Il profilo dei due fermati
 
Francesco e Alberto Stella appartengono a una famiglia molto nota a Soligo. Il papà Raffaele è titolare della Stelbi, società per azioni, una ditta importante, specializzata nella produzione di impianti di riscaldamento e in altre attività nel settore della termoidraulica. I due fratelli, diplomati, sono impiegati a tempo pieno nell’azienda di famiglia e spesso viaggiano per motivi di lavoro.
 
Due giovani come tanti coetanei della loro età, con la passione per i locali della movida, come traspare dai profili sui socila network, e con un certo tenore di vita. Il tragico episodio dell’altra notte ha scosso il piccolo paese dove tutti si conoscono e dove la famiglia Stella è stimata.
 
La zia di Francesco e Alberto è assessore al sociale in Comune. Mattia Perencin, primo cittadino di Farra di Soligo è sconvolto: «Conosco i ragazzi e la famiglia e di fronte a una tragedia del genere sono davvero senza parole», dice a caldo «c’è un uomo che è morto in una maniera assurda. Credo che qualcuno debba dare delle risposte. Prima di giudicare o lanciare accuse però bisogna capire come sono andati veramente i fatti. Spero che ciò avvenga nel più breve tempo possibile. Confido nel lavoro fatto dai carabinieri e in quello della magistratura».
 
 
La festa di giovedì sera al Bakaro di Tovena era destinata agli organizzatori di “Aspettando il Giro”, una sorta di comitato di accoglienza per la tappa del Giro d’Italia, che si era occupato anche degli addobbi nella piazzetta del centro della frazione, proprio dove è avvenuto l’omicidio. 
 
I due ragazzi di Soligo non erano tra gli organizzatori, ma molto probabilmente passando hanno visto tanta gente in piazza e si sono fermati, oppure sono stati invitati da qualche amico. Subito dopo l’episodio si sarebbero allontanati.
«Lo hanno fatto», ha spiegato ieri la fidanzata di uno dei due fratelli davanti la caserma dei carabinieri di Cison «perché la folla si stava accanendo contro di loro. Stavano distruggendo la loro auto. Ma loro non hanno fatto nulla a quell’uomo, è caduto da solo per terra»

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