Omicidio del Piave, il medico legale: «Stupefacenti nel corpo di Anica, ma la vittima è morta soffocata»

In aula la relazione del medico legale Cirnelli: «Nei capelli della donna trovato anche Fentanyl». Tra i testimoni sentiti i carabinieri del Ris e il fratello di Franco Battaggia 

Marco Filippi
La vittima Anica Panfile
La vittima Anica Panfile

Due tracce biologiche con profilo misto di Anica Panfile e Franco Battaggia sul materasso della camera da letto e un’altra traccia biologica della cuoca rumena su un tappeto persiano arrotolato e trovato nel seminterrato adibito a palestra.

È quanto trovarono i carabinieri del Ris di Parma, nel giugno del 2023, nell’abitazione di Arcade di Battaggia, 77 anni, l’imprenditore del settore ittico di Arcade (difeso dall’avvocato Fabio Crea), accusato dell’omicidio di Anica Panfile, rumena, uccisa e trovata senza vita, il 21 maggio del 2023, in un isolotto del Piave a Spresiano.

Spresiano: Franco Battaggia, una delle ultime persone ad aver visto Anica Panfile in vita
Spresiano: Franco Battaggia, una delle ultime persone ad aver visto Anica Panfile in vita

È proseguito con l’audizione di nuovi testimoni dell’accusa, lunedì 17 febbraio, il processo in Corte d’Assise a Battaggia. Tra questi anche il noto medico legale Antonello Cirnelli che ha spiegato in maniera molto chiara gli esiti del complesso esame autoptico. Con l’aiuto anche di fotografie del corpo della vittima, proiettate in aula, Cirnelli ha spiegato come Anica sia morta per soffocamento, prima che il corpo venisse gettato nel fiume Piave e vi rimanesse fino alla mattina del 21 maggio del 2023, a tre giorni dall’omicidio.

Eppure, la prima diagnosi del medico del 118 che intervenne la mattina del 21 maggio 2023, quando il cadavere di Anica fu ripescato da un isolotto del Piave a Spresiano, fu quella di morte per “probabile annegamento”.

Provvidenziale fu il rapido intervento di Cirnelli, su richiesta della procura. «Lo stesso pomeriggio del 21 maggio - ha raccontato in aula il medico legale - effettuai, su richiesta del pubblico ministero, un primo esame esterno del cadavere e la prima cosa che notai è che era in atto una velocissima fase di trasformazione dei tessuti come tipicamente avviene nei corpi estratti dall’acqua dopo ore o giorni».

A testimonianza di ciò, nel corso dell’autopsia, tre giorni più tardi, il volto di Anica presentava diversi traumi che non erano così evidenti quando il suo corpo fu ripescato nel Piave. In particolare un trauma all’occhio destro, due alla fronte, uno al naso e una piccola ferita nella parte destra del labbro inferiore. Segni di colpi inferti con particolare violenza. Come pure due segni ai polsi che, secondo Cirnelli, potevano essere benissimo segni da difesa oppure ecchimosi da pressione digitale, cioè da afferramento.

Le analisi di laboratorio confermarono poi che nell’organismo della cuoca rumena c’era tanta cocaina, e che la cocaina era presente anche nei capelli, come di comune riscontro nei consumatori usuali.

«Ma non morì per un’overdose - ha chiarito in aula Cirnelli - perché altrimenti sarebbe morta per un edema polmonare». Le analisi di laboratorio hanno evidenziato anche tracce di di Fentanyl, la droga degli zombie, nei capelli di Anica.

Le analisi di laboratorio hanno stabilito, dunque, che Anica non è annegata ma è morta, dopo aver ricevuto molti colpi violenti al capo, per una sindrome asfittica da soffocamento: chi l’ha soffocata, ne ostruì naso e bocca.

«È un dato di fatto - spiega il legale di Battaggia, l’avvocato Crea - che nell’organismo di Anica Panfile siano state trovate concentrazioni molto elevate di cocaina. Per il nostro consulente di parte, che sarà sentito più avanti, un’overdose da cocaina non è una causa di morte da escludere».

Tra i testi sentiti ieri anche il fratello dell’imputato, Lorenzo Battaggia: «Nei giorni successivi alla scomparsa di Anica aiutai mio fratello a spostare dei pesanti tappeti persiani, ma non c’era nessun cadavere nascosto in casa».

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