Nullità veloci: «Così si aiutano le coppie»

Processo rapido e meno costoso, nella Chiesa, per annullare il matrimonio religioso. Ci si potrà fermare al primo grado, quindi al Tribunale ecclesiastico triveneto, che ha sede a Mestre, anzichè dover andare in appello a Milano o alla Sacra Rota, a Roma. Lo prevede Papa Francesco, che ieri ha pubblicato due lettere in forma di motu proprio, con le quali vengono semplificate le procedure per la nullità del sacramento. Finora per arrivare alla sentenza servivano due giudizi concordi, un primo grado e un appello. Se non c'è concordia, si ricorre alla Rota Romana. Da oggi in poi - se il caso non presenta particolari difficoltà interpretative - sarà sufficiente la "certezza morale" raggiunta dal primo giudice.
«Papa Francesco, così operando, va ancora una volta incontro alle coppie in difficoltà, nel segno, come sempre, della misericordia», spiega don Fabio Franchetto, vicario giudiziale della diocesi di Treviso, «per consentire, nelle verificate situazioni di fallimento del proprio matrimonio, di poter chiudere con responsabilità un capitolo e aprirne un altro, con altrettanta responsabilità». Papa Francesco non favorisce, quindi, la nullità dei matrimoni - come temono alcuni cattolici cosiddetti conservatori - bensì la celerità dei processi «il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio». La preoccupazione del Papa – insiste don Franchetto - è «la salvezza delle anime» e quindi, trattandosi spesso di separati in nuova unione, la reintegrazione di queste persone nella comunità ecclesiale.
Ma vediamo la situazione come si presenta nelle due diocesi della provincia. L’anno scorso sono state introdotte in diocesi di Treviso 22 cause di nullità, 8 in quella di Vittorio Veneto. In Veneto Treviso è la terza dopo Padova (35) e Vicenza. Una dozzina di cause in meno rispetto a soli 5 anni prima. Vittorio Veneto, invece, negli ultimi anni aveva registrato un aumento, con un picco di 15 cause nel 2013. Secondo don Franchetto, il calo delle richieste rispecchia, anzitutto, la riduzione dei matrimoni, sia religiosi che civili, quindi potrebbe avere una motivazione culturale e sociale, che si manifesta anche nel disinteresse per intraprendere un cammino laborioso. La crisi, invece, potrebbe aver influito solo in minima parte. Il costo di una causa arriva in media a 2.300 euro.
Per gli avvocati è previsto un compenso tra un minimo di 1.575 euro e un massimo di 2.992. Il contributo per le spese di causa è 525 euro per la parte attrice e di 262 per quella convenuta, qualora intenda costituirsi nel processo con un patrono, anche d’ufficio.
Sempre più numerosi sono coloro che chiedono (oggi intorno al 20%) l’assegnazione di un patrocinio d’ufficio.
L’anno scorso (ultimo dato disponibile) le cause terminate sono state 15 in diocesi di Treviso, meno che in precedenza, e 11 a Vittorio, il doppio del 2013. Ben 58 le cause esaminate in un caso, 28 nell’altro, 15 hanno registrato un esito positivo per Treviso, 11 per Vittorio. I tempi? Il 34,7% dei procedimenti viene definito entro due anni. A fronte delle 165 cause introdotte nel 2014 presso il Tribunale ecclesiastico Triveneto, ne sono state terminate 163, di cui 157 con sentenza. Ma come le cause ancora in attesa di una sentenza di primo grado, superano il doppio delle cause concluse. Con il motu proprio di papa Francesco il percorso diventa più rapido. Anche perché il vescovo sarà più coinvolto nel giudizio, in particolare nel "processo più breve" che viene stabilito per risolvere i casi di nullità evidente.
Francesco Dal Mas
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