North Face, 26 scelgono la Svizzera

Creativi e manager trasferiti a Lugano. A Pederobba restano solo 55 addetti
La sede della North Face a Pederobba Trasferita buona parte dei dipendenti
La sede della North Face a Pederobba Trasferita buona parte dei dipendenti
PEDEROBBA. Da ieri la North Face Italia di Pederobba non esiste più. O meglio, non esiste più la sigla rappresentante il ramo italiano che la multinazionale americana aveva stabilito nella nella Pedemontana nel 1983, promuovendolo nel tempo al rango di quartier generale per i mercati europei, asiatici e africani. Nella sede a vetri situata tra Cornuda e Levada (dove resteranno 55 addetti al servizio clienti) è stato firmata ieri la fine ufficiale della società i cui dipendenti sono stati travasati nella Vf Service, ultimo atto con cui viene sancito il trasferimento definitivo della testa del marchio sportivo verso il nuovo domicilio a Lugano.


Nel Ticino hanno traslocato anche 26 dipendenti prima a Pederobba - pochi secondo l'azienda che voleva distaccare l'intero personale, 160 persone - operativi oggi negli uffici a fianco delle direzioni generali degli altri marchi che assieme a North Face compongo il nutrito pacchetto di partecipazioni detenute dalla capogruppo americana Vf Corporation, tra cui Lee, JanSport, Eastpak e Napapijri, tutti concentrati mano a mano nel cantone d'Oltralpe. Un avamposto, quello trevigiano, le cui radici affondavano nel cuore dello Sportsystem, scelta non casuale al tempo, salvo essere soppiantata dalla Svizzera, distretto non produttivo ma finanziario, verso cui sono stati dirottati quadri e dirigenti della progettazione, sviluppo prodotto e commercializzazione. Tutti figure scelte, manager strappati alla concorrenza a suon di rilanci, personale proveniente da 36 diversi Paesi del mondo.


A dare avvio all'esodo è stata la razionalizzazione dei costi decisa a livello mondiale dalla multinazionale per meglio sostenere i margini di bilancio. Così la crema dell'azienda ha lasciato il distretto manifatturiero dello scarpone, orfano oggi di uno dei suoi pezzi più pregiati. L'accordo sottoscritto nel pomeriggio da azienda e lavoratori, prevede il passaggio concordato del personale verso la nuova denominazione a partire dal 1 gennaio 2011, con distacco a Lugano della dirigenza e di 26 "colletti bianchi", quasi tutti giovani, partiti al seguito di un posto in una società d'eccellenza, distante tre ore da casa e con un salario aumentato del 35%. A restare a Pederobba saranno invece 55 addetti, tutti impiegati nel servizio clienti, attraverso cui vengono tenute le fila con le rivendite. Un nutrito pacchetto di persone - secondo i sindacati -, in buona parte con famiglia a carico, che non hanno ceduto alle lusinghe economiche dell'azienda, disposta a pagare trasferimento, asilo e parte dell'affitto a chi avesse preso armi e bagagli per trasferirsi in Svizzera.


Ma la realtà parla di un deciso taglio occupazionale rispetto ai 160 lavoratori in forze nel novembre 2009 (151 a tempo indeterminato, altri 9 a tempo determinato) quando venne annunciata improvvisamente la chiusura della sede. Altri 46 sono invece in cassa integrazione dallo scorso marzo, destinati a due anni di sospensione al termine dei quali verrà aperta la procedura di mobilità. Un cambio radicale di prospettiva per questi lavoratori considerati fino a pochi anni fa immuni ai sali e scendi dell'economia, ritrovatisi a fare gli scatoloni una volta coinvolti nella spirale finanziaria.
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