Non ci fu estorsione all’ex patron della Pievigina: assolto l’ad della Tata

PIEVE DI SOLIGO. Assolto perchè il fatto non sussiste. Si è conclusa così la vicenda che vedeva alla sbarra con l’accusa di tentata estorsione all’ex presidente della Pievigina Giorgio Eberle, amministratore delegato della Tata di San Fior, azienda di distribuzione di climatizzatori. «Non c'è dubbio che non ci sia stata alcuna estorsione, è tutto comprovato», ha spiegato l’avvocato Piero Barolo, difensore di Eberle, «abbiamo prodotto copia degli assegni circolari regolarmente dati e incassati in banca. Non è stato commesso alcun reato». Protagonisti della vicenda l’ex presidente della Pievigina calcio, che si è costituito parte civile nel procedimento e che ha trascinato in tribunale l’amministratore delegato della Tata, Giorgio Eberle. Una storia complicata, che affonda le radici in un contratto di sponsorizzazione tra l’azienda di distribuzione di climatizzatori e la squadra di calcio. Nel corso delle udienze è stata ricostruita la vicenda, che risale all’anno sportivo 2005/2006. Secondo l’accusa, la Tata avrebbe stipulato un contratto di sponsorizzazione per sostenere l’attività della squadra di calcio. A complicare le cose ci si sarebbe messa una strana richiesta, avanzata (secondo quanto affermato dall’accusa) dall’amministratore delegato della Tata. Nel corso dell’anno avrebbe chiesto indietro il sessanta per cento di quanto versato a titolo di sponsorizzazione. L’estorsione, secondo il pubblico ministero Massimo De Bortoli che ha condotto le indagini, si sarebbe consumata nel momento in cui l’amministratore delegato avrebbe minacciato di tirar fuori alcune carte pur di convincere l’ex presidente a restituire il denaro. Una serie di documenti (firmati dal numero uno della Pievigina calcio) in cui l’uomo sottoscrive di essere debitore della Tata per un totale di 105 mila euro, suddivise in due tranche, una da 65mila e un’altra da 40mila. Secondo l’accusa Giorgio Eberle avrebbe minacciato la Pievigina calcio di portare in tribunale quella carta (firmata in modo inconsapevole dall’ex presidente, secondo quanto affermato da lui) per avviare la pratica di riconoscimento del debito. Ma l’amministratore delegato, tramite i suoi legali, ha respinto le accuse fin dall’inizio. Una tesi che ha convinto anche il sostituto procuratore che ieri ha chiesto l’assoluzione di Eberle. Richiesta accolta anche dal giudice Leonardo Bianco. (s.g.)
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