Nessuna pietà dopo il massacro
Benjamin e Brian indifferenti verso la madre a cui hanno sfondato il cranio
ODERZO. Nessuna parola di pentimento, ma neppure nessuna pietà verso la mamma, massacrata al ritorno da un festino, il cranio fracassato contro una parete. Si sono messi d'accordo con freddezza, i fratelli Brian e Benjamin Baldissin, studiando una serie di depistaggi a tavolino. Per ore - almeno sette, dopo esser stati portati in caserma dai carabinieri giovedì sera - hanno ripetuto freddamente il loro copione di menzogne: di mamma non sapevano nulla. Solo di fronte all'evidenza sono arrivate le prime ammissioni. Senza una lacrima, senza segni di pentimento. Come se stessero parlando di un'estranea. Una durezza d'animo che ha sorpreso i carabinieri «e che si può spiegare - ha detto il colonnello Paolo Nardone, comandante provinciale dell'Arma, nella conferenza stampa di ieri - solo pensando ad un ambiente familiare assolutamente compromesso e spaccato in due. Da una parte il marito e i due figli, dall'altra la donna». Nessuna parola di pentimento, dunque, da parte dei due fratelli rei confessi, ma neppure di compassione verso Graziella Barbiero. Solo ammissioni parziali e contraddittorie, almeno uno dei due sta ancora lucidamente mentendo. L'epilogo di un'aggressione lucida e violenta e di un piano fallito.
Benjamin, 31 anni, e Brian, 23 anni, entrambi a casa in malattia, martedì avevano trascorso una serata con gli amici. Erano andati al cinema, poi a una festa privata. In queste ore i carabinieri stanno interrogando i giovani che hanno trascorso con Benji e Brian le ore prima del delitto. I due fratelli avevano bevuto, erano sovraeccitati, nervosi, stanchi della baldoria notturna. Ubriachi no, secondo i carabinieri, come invece sostenuto da Brian. Quando sono rientrati nella villa paterna, verso le cinque del mattino, Graziella stava dormendo sul divano del soggiorno a pochi metri dall'ingresso, come faceva spesso, visto che da anni non divideva col marito né il letto né nient'altro. La sua semplice presenza li ha fatti imbestialire. L'hanno vista, le hanno urlato di andarsene, l'hanno insultata e hanno sfogato la loro furia bestiale. Con loro anche il marito, secondo i carabinieri. Lui invece sostiene che stava dormendo, non si è accorto di nulla e non c'entra col delitto. Forse era tutto progettato a tavolino: gli inquirenti non escludono la premeditazione. Dopo la fredda esecuzione, i fratelli hanno caricato in auto la mamma e l'hanno scaricata, agonizzante e col cranio sfondato, sull'argine del Piave. I due si sono messi d'accordo anche sul modo in cui depistare gli inquirenti.
Prima l'auto fatta ritrovare sottosopra, ma all'interno hanno dimenticato il portafoglio coi soldi della vittima e i documenti: i carabinieri hanno subito scartato l'ipotesi della rapina e dell'aggressione da parte di un terzo o di un amante. Poi il tentativo di far sparire le tracce di sangue sulla parete con un'imbiancatura grossolana, i mobili risistemati alla bell'e meglio, i vestiti insanguinati della mamma - ritrovata seminuda - bruciati in cortile all'alba. Infine, mercoledì pomeriggio, quando i carabinieri hanno comunicato il ritrovamento dell'auto della mamma, un'altra messinscena: «Mamma? Non sappiamo dov'è. Neppure ci interessa molto, è sempre via per i fatti suoi», hanno mentito ai carabinieri davanti all'abitazione paterna, quasi a sottolineare la totale indifferenza verso la povera donna anche dopo averla massacrata. Agli esperti della Scientifica, giovedì sera, sono bastati pochi minuti, dopo il sopralluogo nella villa, per capire che si trattava della scena di un delitto. Solo a quel punto le indagini hanno avuto una svolta e i due fratelli, messi davanti all'evidenza, hanno ceduto con le prime ammissioni.
Quanto odio verso quella mamma. «Un odio che non si spiega minimamente - ha detto il comandante provinciale dell'Arma - neppure con riferimento ha quanto ha detto Benjamin, che oggi ha 31 anni e sostiene di esser stato maltrattato dalla madre fino ai 20 anni. Impossibile pensare che un ragazzotto così non fosse in grado di difendersi fisicamente». Per i carabinieri - alla conferenza stampa anche il capitano Alessandro Farris, comandante della Compagnia di Conegliano, e il tenente Nicola Darida - un vero patto di sangue ha unito Claudio Baldissin, legato da anni ad una ragazza moldava, il figlio Brian, che abitava vicino al papà con la sua fidanzata, e il figlio Benjamin, tornato in villa sotto l'ala paterna dopo un matrimonio fallito, durante il quale era stato pure denunciato per lesioni dalla sua ex moglie Elisa Baldissin.
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