Nel Mercatino king-size a caccia di vere occasioni La “moda del riuso”

Il capannone è grande e la gente si affolla. Qualcuno ha appoggiato accanto alle vetrine la borsa con dentro qualche coperta in pile, un phon portatile e poco altro. Qualche altro corteggia un...

Il capannone è grande e la gente si affolla. Qualcuno ha appoggiato accanto alle vetrine la borsa con dentro qualche coperta in pile, un phon portatile e poco altro. Qualche altro corteggia un inginocchiatoio curvo (50 euro). Oppure si coccola (ma per il motore da 2 cv seminuovo) una sgranatrice per pannocchie, il bastone con il treppiede (neanche 9 euro) per far camminare il nonno con la gotta. Brutta roba l'impazienza, ma il Mercatino apre solo alle 15,30.

Ci accoglie Andrea, ragazzo simpatico e pratico, che devia i venditori al banco e accompagna i compratori agli scaffali. Gli diciamo chi siamo. «Benvenuti nel nuovo mondo... dell’usato», dice. E si gode la battuta, mentre la signora con le coperte in pile torna al bagagliaio dell’auto a prendere altra roba. Qui si sommano, ha ragione Andrea, il mondo vecchio (quello dei pegni eccetera) e quello di internet: il web, in particolare Fb, è pieno di richiami al Mercatino di Volpago.

ANCHE SUL WEB

«È tutta colpa sua se siete qui - dice Rossella Rizzardo, la mamma di Andrea, fiera - Ma questa pubblicità funziona». Mamma Rossella faceva l’operaia, una volta; ancor prima che arrivasse la grande crisi era andata a lavorare per un mercatino dell’usato a Montebelluna. Ha imparato il mestiere con gli occhi e gli orecchi e, quando quel mercatino si è trasferito a Castelfranco, invece di prender su l’auto e scendere in riva al Muson, ha preso il furgone e ha cominciato a riempire il primo negozio di Volpago. Poi, visto che gli affari non andavano male, ha preso questi 1000 metri quadri di capannone nuovo e ha aperto qui. Ora l’azienda fa parte di una catena (Mercatino Franchising) e vanta anche un frequentato sito web Ultima creatura, la botteguccia interna dell’oro usato, è il sancta sanctorum dell’impresa, vanto di Andrea, mamma Rossella e papà Elvio, anche lui ex operaio poi reinventatosi commerciante dell’usato. Su Real Tivù si vede qualcosa di simile nella trasmissione “Banco dei pegni”. «Ma qui non si impegna nulla, non si può. Quella è America. Qui si vende e si compra. Una volta c'era diffidenza e anche una forma di preconcetto - racconta Andrea - ma, con il tempo, tutto è diventato normale. Se sei serio, il lavoro ti premia. Qui ci sono 9 persone a libro paga e ognuna di loro vanta la propria professionalità. Con essa difende il suo posto. Ci vuole almeno un anno per impratichirsi un po’ e diventare un capitale per l’azienda. Nessuna improvvisazione, se non sei serio salti, è successo a tanti. Il nostro lavoro funziona con il passaparola: abbiamo un incremento medio annuo del 10%. Abbiamo 18 mila tesserati, ci vengono a cercare 6 mila persone al mese, esponiamo 40 mila articoli. Con il ricambio continuo. Siamo qui dal 2004: avessimo fatto i furbi, sulla qualità, sui prezzi, sui pagamenti, saremmo già spariti. Riceviamo 1500-2000 persone ogni domenica e quasi altrettante al sabato. Di sabato ritiriamo anche la merce, di domenica non ci riusciremmo nemmeno: troppo viavai. Il settore che tira di più? L'abbigliamento, anche di firma, è il 50%, ma vanno forte anche gli oggetti d'uso comune, i piccoli elettrodomestici, i televisori. Poi un 20% è costituito da libri e vinili, a volte anche di valore». Il settore che ha perso di più? «I mobili. La gente ci chiama a sgomberare casa ma prepara le credenze e i bauli “belli vuoti”, buttando in un angolo i contenuti. Che spesso valgono molto più. Per dire: il cantonale vale 50 euro e le lenzuola ricamate a mano che vi erano state ospitate hanno un valore di migliaia di euro». Chi compra? Incredibile, ma spesso si tratta di persone che stanno bene finanziariamente, ma che hanno il gusto per il “pezzo” pregiato. «Guardate queste ceramiche: 1500-2000 euro a pezzo. Poi, per carità, ci sono anche le badanti ucraine che mandano a casa la borsa firmata o il televisore». Un 45 pollici (220 euro) non resiste due giorni, va venduto in fretta e furia. Anche tra chi vende, il mercatino volpaghese vanta insospettabili. «I vip non trattano sul prezzo e spesso mandano persone terze a portare qualcosa: vestiti, scarpe, biancheria...». Ma come? Eravamo venuti qui per fare un affresco di una società che non ha più soldi per tenere il passo con il “consumo del nuovo”.

c’è di tutto

«Quelli ci sono e restano, ne ho viste di tutti i colori - spiega Andrea - ma il peggio è passato dal 2012 al 2015: anche disperazione, gente che non sapeva come far benzina. Oggi la gente viene a vendere qualsiasi oggetto, la giacca a vento, il ventilatore o la coperta, per realizzare qualcosa, ma con i 20-30 euro, magari, comprano una cosina per il nipotino o per un amico. Oppure c’è il singolo che se li spende come vuole, anche a donne o con le slot. Ma non è fame. Altri accumulano il credito e poi, con quello, comprano qualcos’altro». Passiamo accanto a uno stand di pellicce. E queste? Diamo un’occhiata al prezzo di un cappotto di Astrakan ben tenuto: 111 euro. Ma chi li piglia questi soldi? «Teniamo la roba in contovendita: al cliente che la lascia giù viene il 50-70% del prezzo. Anche grazie a una speciale app, la vendita gli viene segnalata e nel giro di poche ore può passare a saldare. Se non viene venduta entro un tempo ragionevole, il prezzo cala secondo un calendario preciso e poi finisce nell’angolo discount: con u euro e mezzo ti porti a caso la giacca per il bambino, il giocattolo...».

Woolrich e Richmond

No, il Woolrich da 61 euro o le Richmond scamosciate no: non aspettano a lungo. «Come fa una donna a mettere ai piedi le scarpe usate da qualcun altro? Se il pezzo è importante, lo fa eccome». L’importante è quel che appare. «Poi ci sono i pezzi unici. Un architetto spagnolo ha visto alcuni lampioni sul web e ce li ha ordinati tutti. Gli sono stati consegnati in Spagna». E quel mobile con la radio a galena non funzionante e il giradischi che non gira più, chi lo piglia? «Qualcuno che lo fa diventare un mobile bar, o i vetrinisti di Treviso e Padova che devono allestire qualcosa di vintage. Sono tanti che vengono in cerca del pezzo curioso. In fondo quella vecchia radio costa solo 50 euro». Sviluppi futuri? Andrea non ha dubbi: il mercato dell’oro, che esige però grande prudenza e conoscenza della materia. Ma anche tutto ciò che riguarda i bambini: culle, giocattoli, abbigliamento, passeggini, carrozzine, scaldabiberon. Ma il pezzo più strano che avete venduto? «La foto manifesto di Yuri Gagarin con tanto di autografo: trovato in uno sgombero, l'ha preso un professionista di queste parti. Pagato quanto? Non si dice».

Toni Frigo

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