«Natale? Opera lirica e atmosfere da sogno Oggi siamo smarriti»

Gianni Contessotto, titolare delle Calandrine a Cimadolmo «Le melodie regalavano sensazioni indimenticabili nelle sale» 

cimadolmo

Entrare al ristorante “Le Calandrine” il giorno di Natale è come entrare in un bosco incantato, alberi addobbati in ogni stanza, presepi come nella tradizione del territorio, fiori freschi e profumi di candele e di buona cucina. «Non abbiamo arredatori, facciamo tutto noi – spiega il titolare Gianni Contessotto – ed è sempre un’esplosione di luce e di colori, a cui quest’anno non abbiamo voluto rinunciare, lo abbiamo fatto non solo per i nostri clienti ma anche per noi stessi, dato che il ristorante è la nostra casa, e a casa vogliamo far sentire tutti coloro che decidono di condividere con noi le festività natalizie». Contessotto gestisce il ristorante a Cimadolmo da 32 anni con Liliana Antonioli e Remo Spricigo, e per 32 anni ha sempre esaurito i 300 coperti a disposizione. «Anche quest’anno già da ottobre siamo sold out con le prenotazioni per il 25 dicembre – continua Contessotto – i posti che abbiamo sono 200, per mantenere le distanze stabilite dai protocolli anti Covid, ma c’è da dire che la nostra clientela arriva da quattro province, oltre che Treviso anche Padova, Venezia e Belluno, quindi con il nuovo Dpcm, che vieta gli spostamenti tra comuni nelle festività, ci restano i soli abitanti di Cimadolmo, che, pur in minoranza, hanno prenotato, e per loro terremo aperto, mentre per gli altri stiamo pensando a soluzioni come la consegna a domicilio, anche se siamo in attesa di capire se le cose cambieranno». Oltre ai meravigliosi addobbi e ad una cucina su tre menù con piatti tipici di carne, pesce e cibi per bambini, il pezzo forte delle passate feste era il grande concerto. «Negli scorsi Natali abbiamo sempre offerto ai nostri ospiti un raffinato concerto di musica lirica – ricorda il titolare – perché per noi la tradizione è importante e l’Opera fa parte della nostra storia canora, i clienti potevano ascoltare le voci armoniche di soprani e tenori, accompagnati da un quintetto d’archi e da un pianista proveniente da teatri celebri come la Fenice: le melodie riempivano le sale e regalavano un’atmosfera di festa indimenticabile». Alle Calandrine lavorano 15 dipendenti, che i titolari sono riusciti a tenere, ruotandoli tra ferie arretrate e permessi, anche grazie alle aperture per il pranzo, durante la settimana con un menù fisso per chi lavora e il weekend alla carta. «Nonostante la pandemia abbiamo tutti i sabati e domeniche piene – puntualizza Contessotto – un po’ di paura c’è, ma poi la gente vede come siamo organizzati, è garantita la distanza di un metro tra commensali e di un metro e mezzo tra i tavoli, l’ambiente è spazioso e sicuro. Le persone in questo periodo sono depresse e vivono nell'incertezza, trovare un momento di relax e convivialità è importante, impedire a chi è fuori comune di venire da noi a Natale è togliere un punto fermo, un ristoro anche per l’anima e non solo per il palato». —



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