Natale a Treviso: niente luminarie in strada, commercianti divisi

Il Comune, come l’anno scorso, illuminerà fiumi, canali, Pescheria e Riviera Ma Rivivere Treviso non copre il centro: «Zero contributi e quote non versate»
AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO LUMINARIE NATALIZIE IN CITTA', IN FOTO LA PESCHERIA
AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO LUMINARIE NATALIZIE IN CITTA', IN FOTO LA PESCHERIA

TREVISO. Lo scorso anno furono le star assolute delle festività di Treviso: starde e canali, sottoportici e piazzette, vicoli e slarghi. Un successone, apprezzatissime dai trevigiani e dai turisti. Ma quest’anno le luminarie sono un’incognita. A un mese e mezzo dal Natale, potrebbero venire installate a macchia di leopardo, e nemmeno in maniera compatte nelle strade.

Cos’è successo? L’amministrazione comunale, con un bando, ha messo a gara l’illuminazione di canali e corsi d’acqua: riviera Santa Margherita, Cagnan, Pescheria, Buranelli. Avvertendo che non aveva risorse da destinare a quelle per le strade e le piazze, e di fatto confidando nell’apporto dei commercianti. Ma lo scorso anno, alla regia delle luci di Natale, c’era Rivivere Treviso, associazione che da anni è stata coordinatrice delle decorazioni nelle vie del centro, e anche materialmente ha acquistato luminarie, e ne è oggi in possesso. Ma Rivivere, stavolta, non scende in campo. L’incontro fra il suo presidente Enrico De Wrachien e l’assessore Paolo Camolei non è stato fruttuoso, anzi. Fumata nera, anzi scura. Buia come rischia di essere il centro di Treviso.

«Non solo l’amministrazione ci ha annunciato che avrebbe destinato le poche risorse ai corsi d’acqua, ma ci ha comunicato che non c’erano risorse per darci il contributo dello scorso anno, e a quel punto abbiamo capito che non c’era nemmeno il nostro riconoscimento, che pensavamo fosse doveroso per quello che abbiamo realizzato un anno fa, a detta di tutti. E allora amici come prima, e ognuno per la sua strada», spiega De Wrachien, «dopo di che, lo dico subito, il problema economico per noi sorgeva perché un anno fa, pur essendoci spesi per tutta la città con una quota popolare che favorisse tutti, a prescindere da quanti in ogni via fossero gli aderenti al progetto luminarie, ci siamo trovati alla prese con i problemi di chi non ha versato la quota, e anche con il nodo dei negozi in franchising, che devono avere l’ok dalla casa madre». Come si vede, c’è una questione politico amministrativa e una strettamente economica.

Rivivere ha scelto di non ripetere, come Paganini. E ha deposto non certo le armi, – anzi, riaffilate ancora contro la giunta Manildo – ma le luminarie.

E non è finita. La decisione di Rivivere Treviso – 250 associati in città – ha subito scatenato le proteste di quei commercianti che pur non iscritti a Rivivere, avevano versato negli anni scorsi, sin dal 2012, la loro quota per acquistare le luci e le decorazioni di Natale.

«E’ una situazione paradossale», sbotta un commerciante a poca distanza dalla torre civica, «quest’anno c’è anche un afflusso eccezionale di visitatori e turisti per le mostre di Goldin, e spegniamo la città? Non trovo giusto che Rivivere abbia agito così, avrebbe potuto dare il tempo per organizzare un’alternativa».

C’è chi ha pensato di chiedere indietro il dovuto, la quota parte. Ma, ahimè, sul piano tecnico è difficile dare a chi ha contribuito un.... pezzo di luminarie, a mo’ di rimborso dei soldi versati. Metri di filo e lampadine? Decorazioni o sostegni?

«Penso sia il momento di abbandonare ripicche e proteste, in fin dei conti vogliamo tutti il bene della città», sbotta un altro commerciante, «io ho pagato anche per chi non ha pagato, e adesso non so come comportarmi. Ma è corretto aver deciso per tutti, anche per chi non associato a Rivivere»?

Il fatto che si ami l’anonimato dimostra il fermento nel mondo del commercio. C’è chi si appella ad Ascom (anch’essa in collisione con Rivivere), chi cerca di recuperare almeno parte delle luminarie con altri non iscritti as Rivivere. «Come commerciante, mi appello a tutti, giunta e associazioni, perché non ci sia una città a scacchiera», dice una signora con bottega poco distante dal Duomo, «chiedo: c’è ancora il tempo per fermarsi, tutti e ripetete la bellissima esperienza di un anno fa? I centri commerciali e gli outlet sono già partiti, vogliamo far le concorrenza al buio?».

Se non siamo al tutti contro tutti, poco ci manca. La guerra delle luminarie sta illuminandola vigilia delle festività anzichè strade e piazze.

 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso