Move, scomparsa l’ultima traccia

Fallita anche la Italiana Progettazione Mobili: 10 dipendenti a casa

PIEVE DI SOLIGO. Spazzata via dalla crisi anche l’ultima traccia della Move, il mobilificio di Pieve fallito nel 2011, da molti indicato come causa dell’effetto domino che sta cancellando le imprese del distretto del mobile. Mercoledì, infatti, il tribunale di Treviso ha decretato il fallimento della Italiana Progettazione Mobili Srl, società nata da una costola della Move, di cui aveva preso in affitto un ramo d’azienda. Nel 2011 l’operazione era servita a salvare qualcuno dei lavoratori della Move, ma dopo due anni il progetto è naufragato. Sono circa una decina i dipendenti di Italiana Progettazione Mobili, che aveva sede in via degli Artigiani, la zona industriale a cavallo tra Pieve di Soligo e Falzé di Piave, e aveva rinunciato a una rappresentanza sindacale. L’affitto del ramo d’azienda, completato a luglio 2011, inizialmente sembrava potesse salvare anche la stessa Move, che aveva ceduto alla nuova società circa un terzo dei suoi 60 dipendenti, tentando di salvarsi aprendo una procedura di concordato che poi non sarebbe andata a buon fine. La Italiana Progettazioni Mobili era nata fin da subito come una commerciale, senza reparto produttivo. Si sarebbe occupata della rivendita del catalogo Move, ancora appetibile sul mercato internazionale, redatto dai più famosi designer italiani ed europei. Nei 24 mesi successivi però la crisi non ha mollato la presa. E ricollocare sul mercato i mobili Move, che nel frattempo aveva chiuso i battenti schiacciata dai debiti, è diventato sempre più difficile. Il 30 settembre erano andati all’asta i beni della Move, che aveva sede in via Sernaglia: mobili e apparecchiature in vendita a un prezzo stracciato, con una base d’asta che partiva da 5 mila euro. La Move è stato il primo grosso mobilificio a fallire. Pochi mesi dopo, fallirono anche due fornitori come Nova Lux e Team Lux, che con l’azienda pievigina fatturavano il 40 % del loro volume d’affari. (a.d.p.)

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso