Motta ringrazia i suoi angeli del 1966

MOTTA DI LIVENZA. La mattina del 5 novembre 1966 i quattro quinti del territorio mottense erano alluvionati: 700 le abitazioni allagate. La figlia prediletta della Serenissima era in ginocchio: la prefettura, le forze armate, i vigili del fuoco, le amministrazioni limitrofe e la solidarietà tra i cittadini tirarono fuori i mottensi dal fango. Ieri pomeriggio, su iniziativa del gruppo di minoranza Motta Civica, si è tenuto un consiglio comunale straordinario per la commemorazione istituzionale del dramma dell’alluvione di 50 anni fa e la consegna di riconoscimenti a quanti si distinsero nell’aiuto alla popolazione mottense. Il sindaco Paolo Speranzon ha dato lettura della relazione sui giorni dell’alluvione fatta dall’allora sindaco Vito Pavan nella seduta dell’11 dicembre 1966. Nella sua relazione Pavan sottolineava l’impossibilità dei soccorsi nelle prime fasi dell’alluvione, riconoscendo l’operato spontaneo di alcuni privati fondamentale per la salvezza di numerosi concittadini. Nessun mottense infatti perse la vita in quei tragici giorni. «L’assistenza alla popolazione fu garantita con 70 milioni di lire per le prime emergenze e i buoni pasto, oltre a 9 milioni di lire di offerte volontarie», ha ricordato Speranzon, «55 milioni di lire di risarcimento ai privati e 40 milioni di lire per il ripristino delle opere pubbliche. Per tutto il 1967 i mottensi vennero esentati dal pagamento dei tributi». L’amministrazione mottense ha consegnato un riconoscimento alle amministrazioni di Oderzo (guidata dall’allora sindaco Pietro Feltrin), di Annone Veneto (sindaco era allora Giuseppe Franchi), di Pravisdomini (che aveva sindaco Gianni Strasiotto) e Cinto Caomaggiore (il sindaco di quegli anni era Antonio De Vecchi) che immediatamente prestarono i primi aiuti alla popolazione mottense. Un elogio pubblico è stato fatto alla figura del maestro Giuseppe Marson “per studio e trasmissione della memoria quale patrimonio culturale e di orientamento per il futuro della città di Motta”. Marson collaborò con altri professionisti a uno studio analitico del territorio fino al Piave. «Questa commemorazione sarebbe sterile se non dicessimo qualcos’altro», ha commentato il capogruppo di Motta Civica Mario Po’, «Sappiamo da decenni le cose che dobbiamo fare per evitare un’altra alluvione e non si fanno. Proponiamo di istituire un osservatorio di coordinamento tra i Comuni della pianura liventina affinchè eserciti un’azione politica ma anche di monitoraggio».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso